Machu Picchu a rischio per l’invasione di turisti

Nel 1911 il padrone di una locanda di Aguas Calientes condusse Hiram Bingham lungo un percorso irto e scosceso lungo un argine fitto di vegetazione.

La meta di quella faticosa escursione era nientemeno che le magnifiche rovine di un antico insediamento Inca, poi divenuto noto in tutto il mondo dal nome di una montagna vicina: Machu Picchu. Bingham, un professore della Yale University che stava esplorando la regione, fece conoscere al mondo la presenza di quella meraviglia, ma nel suo libro Lost City of The Incas si domandava se mai qualcuno avrebbe creduto a ciò che aveva visto. Oggi, passato quasi un secolo, non esistono dubbi sull’importanza del sito. Più di 300 mila persone all’anno compiono il ripido percorso per raggiungere Machu Picchu ed ammirare di persona le stupende strutture costruite oltre 500 anni fa ricavate da blocchi di granito cesellati sulle pendici della montagna.

Arrivano in elicottero, in treno e a piedi, scattano fotografie, meditano e oziano sotto il sole. I motivi che li portano in questo luogo meraviglioso sono molteplici: esaudire un sogno romantico, spillare l’energia dell’anima Inca, o semplicemente per poter dire di aver visitato una delle più famose viste del mondo. Sì, perché Machu Picchu attrae un po’ tutti, da chi è interessato alla storia, alla magia, o solo per la sua stupenda bellezza. Ma la notorietà, purtroppo, ha i suoi lati negativi, e come conseguenza di questo estremo interesse Machu Picchu oggi è un luogo a rischio. L’impatto del turismo di massa sta recando crescenti preoccupazioni sul futuro del sito, senza contare che alcuni geologi paventano un imminente frana che porterebbe un catastrofico collasso delle rovine, che crollando potrebbero essere inghiottite dal fiume sottostante, l’Urubamba. L’allarme era già scattato alcuni anni fa, nel 1995, quando avvenne il cedimento di una parte di terreno lungo la ripida strada che sale zigzagando verso le rovine.

Da quel momento gli scienziati e le organizzazioni per la salvaguardia dei beni culturali sono all’erta. Il timore è quello dell’imminenza di una grande frana, in grado di provocare danni incalcolabili. Come se non bastasse, l’incremento esponenziale dei visitatori verificatosi in questi ultimi anni, non facilita la situazione. Esiste anche un progetto, fortunatamente molto contrastato, di costruire una grande funicolare per facilitare l’accesso dei turisti al sito. L’Unesco si oppone con forza, asserendo che la splendida vista naturale ne risulterebbe deturpata, ed il numero dei turisti raggiungerebbe livelli insopportabili (400 mila persone all’anno). Anche il sentiero di pietra che attraversando numerosi passi conduce alle rovine subisce gli effetti del boom del turismo.

Il percorso, nonostante alcune restrizioni recentemente imposte, è sempre più sovraffollato e cosparso di rifiuti. Tutti questi fattori, dunque, rendono Machu Picchu, oggi come oggi, un luogo a rischio, sia per cause naturali, sia per il nocivo intervento dell’uomo. Auguriamoci che uno dei più grandi patrimoni dell’umanità non venga perduto per sempre. Fino ad oggi, l’asteroide 1950 DA è stato visto soltanto due volte: la prima volta nel 1950, la seconda il 31 dicembre 2000. La sua orbita si avvicina a quella della terra solamente ogni 51 anni. Solo in questi determinati momenti gli scienziati possono utilizzare i radar per determinarne la superficie e la rotazione. Il prossimo appuntamento dei radar con l’asteroide è perciò previsto per il 2052, salvo probabili avanzamenti tecnologici che permettano di anticipare i tempi.

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