Dopo i pasti il tè fa buon sangue

Una bella tazza di tè dopo cena è quello che ci vuole. No, il nostro non è un improvviso attacco di anglofilia, ma un consiglio supportato dai risultati di una recente ricerca, che ha scoperto i poteri benefici del tè sui vasi sanguigni dopo un pasto ricco di sostanze grasse.

Quando consumiamo un pasto ad alti contenuti di grassi, infatti, i livelli di lipidi nel sangue possono divenire molto elevati. Ciò può innescare la produzione di dannose sostanze denominate radicali liberi che potrebbero provocare l’indurimento e la costrizione dei vasi sanguigni, provocando seri danni soprattutto in coloro che già soffrono di malattie cardiovascolari. Il tè può dimostrarsi in questi casi un valido aiuto: le sostanze antiossidanti di cui è dotato inibiscono la formazione dei radicali liberi, mantenendo la flessibilità dei vasi sanguigni e facilitando la circolazione. Durante lo studio, alcuni ricercatori giapponesi hanno valutato gli effetti di due pasti ad alto contenuto di grassi su 10 persone sane dai 21 ai 38 anni. I due pasti presentavano un’identica percentuale di grassi (79%), ma durante il primo pasto i partecipanti hanno bevuto tè nero, durante il secondo solamente acqua. I risultati hanno evidenziato come dopo il pasto che includeva il tè la circolazione sanguigna fosse molto più efficiente, rafforzando la tesi che gli antiossidanti presenti nel tè hanno fornito un valido aiuto al corretto funzionamento dei vasi sanguigni. Nelle persone affette da malattie cardiache un solo pasto con eccessi di grassi potrebbe provocare un attacco cardiaco. Nelle persone sane il consumo regolare di grassi contribuisce ad un progressivo indurimento arterioso. Per questi motivi è importante trovare dei rimedi efficaci per controbattere lo stress cui spesso sottoponiamo il nostro apparato cardiocircolatorio. Anche se ulteriori studi sono necessari, sembra che il tè possa dimostrarsi un aiuto veramente efficace.

Vuoi perdere peso? Non saltare la colazione!
Per chi si sottopone ad un regime di dieta, saltare la colazione può sembrare un metodo sicuro per ridurre l’assunzione giornaliera di calorie. Ebbene, sembra che le cose non siano così semplici: anzi, una nuova ricerca ha scoperto che la maggioranza delle persone che perdono peso e riescono a mantenere questa riduzione nel tempo fanno colazione regolarmente tutti i giorni. L’autore dello studio, il dottor James O’Hill dell’University of Colorado Health Sciences Center di Denver, spiega così questo strano fenomeno: “Ritengo che fare regolarmente colazione aiuti a rinviare la fame e a facilitare un’assunzione di cibo più controllata durante il giorno. Se iniziamo la giornata mangiando qualcosa, non sopraggiungerà durante il giorno quella sensazione di fame insopprimibile che inevitabilmente ci porta poi ad abbuffarci”. I ricercatori hanno analizzato dati riguardanti 3000 persone, per la maggior parte donne, inserite nel registro del National Weight Control, uno studio in atto sugli adulti che hanno perso almeno 13 Kg per un periodo superiore ad un anno. Il partecipante medio a questa analisi era costituito invece da persone che aveva perso oltre 30 Kg di media. Ebbene, è risultato che il 78 percento dei 3000 soggetti analizzati fa regolarmente colazione tutti i giorni della settimana, il 10 per cento dei soggetti fa colazione almeno 5-6 giorni alla settimana. Solo un misero 4 per cento (114 persone su 3.000) non fa mai colazione. I risultati di questa ricerca, secondo gli studiosi, dovranno offrire qualche spunto di riflessione ai molti dietologi che consigliano di saltare la colazione come strategia primaria per perdere di peso.

Nel 2050 più anziani che giovani
Il mondo invecchia velocemente, e presto, nel 2050, il numero totale gli anziani supererà quello dei giovani per la prima volta, con annesse profonde implicazioni sociali, economiche e politiche. Le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme la settimana scorsa: le persone over-60 nel 2050 saranno oltre 2 miliardi, superando il numero complessivo degli under-15. Ciò provocherà un profondo impatto sulla crescita economica, sulle strategie di investimento, le politiche fiscali, persino sulle elezioni politiche in tutto il mondo. Tema principale di ogni elezione politica diverrà, nelle previsioni dell’ONU, il problema delle pensioni e di come organizzare economicamente il momento del ritiro dal proprio lavoro. Al momento, gli anziani nel mondo sono 629 milioni, circa una persona su 10. Gli ottuagenari ed oltre sono al momento il 12 percento della popolazione mondiale, ma raggiungeranno il 20 percento tra mezzo secolo. I centenari al momento sono 210 mila, nel 2050 raggiungeranno la ragguardevole cifra di oltre 3 milioni! Dati in un certo senso preoccupanti, perché il trend non è ristretto alle sole nazioni ricche, ma interesserà paesi come il Brasile, l’Indonesia e la Tunisia, provocando un forte impatto sul mercato e la politica del lavoro in tutto il mondo. Ma quali sono le cause dell’inesorabile invecchiamento del nostro pianeta? Due sono i fattori principali, già ben conosciuti e destinati a crescere: il minor numero di nascite e l’allungarsi della vita media, sempre meno persone vengono al mondo, ma vivono molto più a lungo. Sapremo adattarci a queste profonde trasformazioni che stanno portando il mondo ad essere popolato da una maggioranza di persone anziane? Ai posteri l’ardua sentenza.
14 marzo 2002

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