Millennium people

James Graham Ballard
Traduzione: Delfina Vezzoli
Collana: Universale Economica
Pagine: 264 Prezzo: Euro 8,5

In un quartiere residenziale borghese di Londra, un oscuro personaggio sobilla la rivolta della media borghesia contro uno stile di vita che si è trasformato in un incubo.

Il libro
Quando all’aeroporto di Heathrow scoppia una bomba, lo psicologo David Markham pensa che sia un atto casuale di violenza insensata. Ma quando scopre che tra le vittime c’è anche la sua ex moglie Laura, decide di condurre una sua indagine. Seguendo le piste della polizia, si infiltra in un gruppo di cospiratori che ha la propria base a Chelsea Marina, un confortevole quartiere di Londra sulle sponde del Tamigi. Lo scopo del movimento, guidato dal carismatico Robert Gould, sembra essere quello di sollevare la docile middle class, per liberarla da una condizione che, in nome del consumismo, del benessere e della responsabilità civica, toglie ogni significato all’esistenza. Mentre cerca la verità che si nasconde dietro l’attentato, David cade inesorabilmente in una spirale che sconvolge la sua vita. Intanto vacillano le certezze della pacifica società inglese e un panico incontrollabile si insinua in tutta la città.
“Era in atto una piccola rivoluzione, così discreta e perbene che non se n’era accorto quasi nessuno.”

Approfondimento
Da oltre tre decenni J.G. Ballard è all’avanguardia della narrativa inglese. Nato nel 1930 a Shangai, dove suo padre lavorava, dopo l’attacco di Pearl Harbor è internato con la famiglia in un campo di prigionia e solo nel 1946 riesce a tornare in Inghilterra con i suoi. Pubblica il suo primo racconto nel 1956, nel 1970 scrive La mostra delle atrocità seguito nel 1973 da Crash (filmato anni dopo da Cronenberg). Nel 1984 pubblica L’impero del sole che, grazie al film di Steven Spielberg, gli procura una grande notorietà. Le sue opere più recenti Cocaine Nights e Super-Cannes sembrano costituire con Millennium People una trilogia dedicata al terrorismo urbano e alla rivolta delle classi medie. È possibile che l’altissima sensibilità di Ballard alla violenza come ai temi dell’isolamento e del caos sociale abbia le sue radici nel campo d’internamento di Shangai, dove ha dolorosamente sperimentato le capacità dell’uomo di imbarbarirsi. Ma continua a sorprendere, soprattutto, la capacità di cogliere nel presente quelle fatali inquietudini che prefigurano, come in un incubo profetico, un vero e proprio deragliamento delle identità individuali e collettive.

“Mi considero come un osservatore neutrale; non tento di imporre una visione privata o personale sul mondo. Mi limito a guardare fuori e vedere cosa succede nelle strade. Tutta la mia narrativa è un’analisi nella quale ho tentato di identificare certe tendenze che sembravano essere in via di sviluppo. Non penso ci volessero delle doti profetiche particolari per capire cosa stesse maturando negli anni sessanta e settanta; riuscivo a vedere quelle tendenze animate da una cultura di intrattenimento che prosperava sulla violenza e sulle sensazioni, e una popolazione urbana e suburbana priva di radici con nient’altro da fare che giocare con le proprie fantasie psicopatiche. La tecnologia moderna, che sia un’automobile o un’autostrada o un enorme edificio, rende sempre più potenti i peggiori impulsi della gente… parte della tecnologia sembra anche fatta apposta per compiacere e facilitare l’eruzione della natura peggiore della gente.”
J.G. Ballard

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