L’agricoltura contro l’effetto serra

Gli studi effettuati dall’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Consiglio Nazionale delle Ricerche dimostrano che con migliori tecniche agricole si riduce del 10% l’emmissione di CO2, uno dei gas serra. Se ne è parlato nel convegno: “Cambiamenti Globali: il Mediterraneo sotto pressione” a Roma, presso la sede del Cnr.

L’agricoltura può giocare un importante ruolo strategico nella mitigazione dei cambiamenti globali contribuendo a diminuire le emissioni di anidride carbonica, uno dei gas responsabili dell’effetto serra. A confermarlo sono alcune ricerche effettuate dall’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr di Firenze, presentate nel corso del Convegno “Cambiamenti Globali: il Mediterrano sotto pressione” organizzato dalla Commissione Italiana dell’International geosphere biosphere programme (Igbp) del Cnr e dal Wwf.

“Per ottenere benefici ambientali dall’agricoltura” spiega Franco Miglietta dell’Ibimet-Cnr “bisogna fare in modo che la materia organica e i residui agricoli si accumulino all’interno del terreno, favorendo così l’assorbimento di CO2. Le tecniche da adottare garantiscono comunque una buona produzione e vanno dalle colture intercalari, che consentono al suolo di rimanere sempre ‘protetto’ da uno strato di vegetazione, ad una aratura poco profonda che riduce il contatto della materia organica con l’aria, per arrivare alla razionalizzare della fertilizzazione, oggi adoperata in eccesso, e alla migliore gestione dei residui, come le stoppie, che dovrebbero essere interrate. I dati dimostrano che in un terreno agricolo così trattato la sostanza organica può aumentare dell’1% all’anno e quindi ‘sequestrare’ annualmente più di una tonnellata di anidride carbonica. Una cifra che spalmata su metà della superficie agricola italiana si traduce in 46 milioni di tonnellate di CO2 assorbita, pari al 10% della emissione nazionale. Purtroppo, si tratta di tecniche poco conosciute che meriterebbero di essere incentivate per ottenere un duplice risultato: ridurre l’effetto serra e migliorare la gestione del territorio”.

Ma come si fa a conoscere la quantità di anidride carbonica catturata dal terreno? Grazie ad un sistema composto da una rete di stazioni a terra, che misurano l’assorbimento di CO2, e dai velivoli Sky Arrows del Cnr, che integrano su scala regionale queste misure elaborate attraverso modelli matematici. “L’ Osservatorio Kyoto della Toscana, allestito presso l’Ibimet” aggiunge Miglietta “attualmente è impegnato nella regione per valutare quanto gli assorbimenti forestali controbilancino le emissioni industriali. Dai primi rilievi effettuati nella zona delle colline metallifere si è notato che a fronte di 33 milioni di tonnellate di CO2 emesse annualmente, il terreno già ne assorbe 10 milioni l’anno, grazie ad una estesa presenza di aree boschive”.

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