Nel futuro della medicina c’è luce. Di sincrotrone

La medicina del futuro sarà sempre più nanotecnologica, a partire da uno dei settori più delicati, quello dell’oncologia. A confermarlo uno dei maggiori esperti mondiali, Giorgio Margaritondo del Politecnico Federale di Losanna, intervenuto alla ‘X Conferenza internazionale sui materiali nanostrutturati’ tenutasi a Roma, presso il Cnr e l’università ‘La Sapienza’.

“In questi ultimi anni”, spiega Margaritondo, “abbiamo scoperto in una serie di casi che le nanoparticelle possono penetrare in maniera selettiva nelle cellule cancerose. Ciò significa che se impiantiamo queste minuscole entità capaci di assorbire i raggi X, esse divengono in radiologia agenti traccianti e di contrasto, in grado di identificare precocemente i fenomeni neoplastici con una precisione mai raggiunta prima”.
Prospettive interessanti emergono anche sul fronte terapeutico. “Abbiamo dimostrato con i colleghi Yeukuang Hwu di Taiwan e Jung Ho Je della Corea che l’oro, sotto forma di nanoparticelle, non solo favorisce la rivelazione radiografica delle cellule, ma potrebbe essere usato per trasportare e rilasciare farmaci antitumorali, che vanno ad agire solo sui tessuti malati, preservando quelli sani. La sola raccolta di queste microsostanze metalliche nelle cellule cancerogene spesso ne causa direttamente la morte. Inoltre, una volta accumulate, accentuano in parecchi casi gli effetti della radioterapia”.
Ma quali sono le difficoltà dal punto di vista industriale e tecnologico di queste metodologie innovative? “Per applicazioni su larga scala”, precisa Dino Fiorani, direttore dell’Istituto di struttura della materia del Cnr e Chairman della conferenza Nano 2010, “è fondamentale mettere in atto delle procedure di fabbricazione ad hoc. Inoltre, è necessario utilizzarle sotto forma di soluzioni colloidali, con caratteristiche di stabilità a lungo termine per consentirne la conservazione e il trasporto, e di alta densità per avere effetti terapeutici rilevanti”.
Le nuove sorgenti di raggi X del tipo ‘luce di sincrotrone’ – come quelle di Frascati e di Trieste (Elettra) – svolgono un ruolo essenziale nella soluzione di questi problemi. Consentono infatti di analizzare gli effetti delle nanoparticelle con tecniche rivoluzionare di radiologia e microscopia. Non solo: “In collaborazione con colleghi di Taiwan e della Corea”, conclude Margaritondo, “abbiamo scoperto una serie di fenomeni in cui il bombardamento con luce di sincrotrone trasforma le soluzioni colloidali di nanoparticelle, che sono intrinsecamente instabili e poco dense, quindi non utilizzabili in campo biomedico, in soluzioni di fortissima stabilità – sulla scala di mesi o anni – e con forte densità, idonee sia alla diagnosi che alla terapia oncologica. Tutto questo con procedure semplici e a basso costo, dunque adatte alla produzione industriale di massa”.
Per saperne di più: Consiglio Nazionale delle Ricerche

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