Food delivery, la fotografia di un fenomeno in crescita

Un servizio apprezzato da sempre più italiani, un mercato con enormi opportunità: è il mondo del food delivery. Altroconsumo ha intervistato 2.500 persone di età compresa tra 18 e 69 anni per capire più a fondo le dinamiche del fenomeno. L’indagine – che sarà pubblicata sul numero di “Altroconsumo Inchieste” di novembre –  conferma che nel nostro Paese è un servizio sempre più diffuso: il 35% degli intervistati ha ordinato negli ultimi 3 mesi cibo a domicilio. Di questi la metà l’ha fatto dalle tre alle dieci volte mentre il 13% più di 10 volte.

Il mondo del food delivery ha conquistato fette sempre più ampie di consumatori negli ultimi anni e oggi ha un’offerta amplissima fatta non solo di pizza e hamburger – i “classici” della cena a domicilio – ma anche vere e proprie pietanze gourmet, salutiste o etniche. Oggi farsi consegnare i pasti a casa rappresenta infatti non sono solo una soluzione da utilizzare in emergenza quando il frigo è vuoto ma anche un’occasione per assaporare una cena diversa dal solito.

Un servizio che va per la maggiore quando si è a casa (86%) rispetto a quando si è al lavoro (10%). Nel 39% dei casi a ordinare è una coppia, nel 38% una famiglia con uno o due bambini, solo il 14% è single mentre raramente (9%) si ordina per cinque o più persone.

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare l’età non conta quando si parla di cibo a domicilio: nelle varie fasce d’età intervistate infatti non ci sono differenze rilevanti nella frequenza di utilizzo del servizio. Si ordina principalmente tramite app (40%) e al telefono (35%), meno utilizzato invece il sito web (23%).

Per quanto riguarda le tempistiche di consegna il 67% è arrivato in orario; la spesa media invece ammonta a 48 euro al mese mentre 9,50 euro a persona è il costo medio totale speso per un servizio.

Al primo posto della classifica di gradimento si classifica “Just Eat” seguito da “Uber Eats” mentre all’ultimo posto figura “Cosaporto”.

I lati oscuri di un business fiorente
Attualmente i servizi di consegna di cibo a domicilio muovono un giro di affari di 35 miliardi di dollari a livello globale e nel 2030 arriveranno a fruttare 365 miliardi di dollari (fonte: Ubs research) con una crescita anno su anno del 20%. Nel nostro Paese si stima che siano in ballo 566 milioni di euro, un business fiorente con dei lati oscuri: il fenomeno dei “rider” – i fattorini che si occupano della consegna del cibo – al centro di alcune inchieste, che hanno evidenziato violazioni delle norme antinfortunistiche e di sicurezza stradale fino allo sfruttamento dei lavoratori.

È in discussione, proprio in questi giorni, l’emendamento – proposto dalla neo ministra del Lavoro Nunzia Catalfo – che sarà votato in Parlamento insieme al Decreto “salva impresa”. L’obiettivo è estendere anche ai riders le stesse garanzie del lavoro subordinato della categoria dei ciclofattorini impiegati in maniera continuativa, e garantire loro una serie di tutele, tra cui il divieto di cottimo, paga minima oraria legata al contratto nazionale, sicurezza e tutele previdenziali.
Fonte: Altroconsumo.it

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