Gli acquisti online possono essere sostenibili, rispetto allo shopping in negozio, ma l’impatto ambientale è comunque alto: un paio di auricolari bluetooth venduti on line entra in contatto con – minimo – 9 imballaggi, prima di essere venduto. Importante è anche il comportamento dei consumatori: fare meno resi e scegliere un punto di ritiro fisico dà una grossa mano all’ambiente. Cosa fare per ridurre il tuo impatto ambientale lo spiega un’indagine di Altroconsumo.
In un mondo sempre più orientato verso l’e-commerce, molti si chiedono se fare acquisti online sia più o meno sostenibile rispetto allo shopping in negozio. Un’indagine Altroconsumo, condotta su oltre 1.000 partecipanti attraverso la piattaforma ACmakers e che rientra nel progetto “Sceglilo Sfuso o Riciclabile” – con l’obiettivo di promuovere l’informazione e la formazione dei consumatori e sensibilizzarli rispetto alla riduzione degli imballaggi attraverso il riutilizzo, il riciclo, la semplicità di smaltimento e la comprensione delle etichette, finanziato dal MIMIT. D.M. 6/5/2022 art. 5. – ha approfondito questa tematica, esplorando e quantificando i reali impatti ambientali degli acquisti digitali.
Utilizzando un paio di auricolari bluetooth come esempio, è stato percorso l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla fabbrica fino alla consegna, analizzando le emissioni di CO2 e gli imballaggi utilizzati.
Alla domanda «con quanti imballaggi entra in contatto un paio di auricolari prima di essere venduto online?», solo 1 partecipante su 10 ha scelto, tra le quattro opzioni disponibili, quella giusta, cioè «tra 9 e 11 imballaggi». Oltre agli imballaggi necessari per il trasporto dalla fabbrica al magazzino di competenza, infatti, gli auricolari venduti online richiedono un packaging singolo o comunque personalizzato anche per la spedizione dal magazzino al destinatario finale. La vendita dello stesso prodotto in negozio richiede invece un numero di componenti di imballaggio inferiore, circa 6-8.
Sempre restando all’esempio degli auricolari, «quale tipo di acquisto produce più CO2?», com’era facile aspettarsi, la maggior parte ha risposto che è l’acquisto online il più nocivo per l’ambiente, mentre la risposta da indicare era un’altra, «l’outlet fuori città». Questo perché i grandi punti vendita extraurbani, oltre a essere causa di elevate emissioni di CO2 (dovute al riscaldamento, al raffrescamento e all’illuminazione dell’outlet), sono fonte di ulteriore inquinamento, dal momento che i clienti per raggiungerli devono percorrere lunghe distanze perlopiù col proprio mezzo privato.
Alcuni recenti studi evidenziano il ruolo chiave che il comportamento dei consumatori gioca a favore o no della sostenibilità ambientale, primo tra tutti il modo in cui avvengono gli spostamenti per raggiungere il negozio o il punto di ritiro del bene acquistato. È emerso che i magazzini automatizzati che compongono la filiera degli acquisti online riescono a essere generalmente più efficienti in termini di energia per unità di prodotto. Sono sempre di più, infatti, le aziende di logistica che investono in flotte di consegna elettriche e magazzini a basse emissioni.
L’indagine Altroconsumo mette in evidenza che anche i consumatori hanno un ruolo attivo nel ridurre il proprio impatto, ad esempio evitando resi, preferendo il ritiro in un punto fisico vicino a casa e differenziando correttamente gli imballaggi.
Per ridurre l’impatto ambientale è essenziale, infatti, che i cittadini gestiscano correttamente il packaging tramite la raccolta differenziata. Ad esempio, le buste di carta imbottite vanno di solito nell’indifferenziato, ma se le parti di carta e plastica sono facilmente separabili, è possibile differenziarle. Inoltre, per un riciclo ottimale, è consigliabile rimuovere le etichette adesive e altri elementi come nastri e graffette dalle scatole di carta prima di smaltirle.
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