I dolori del giovane Kennedy

Il presidente John Fitzgerald Kennedy trascorse gran parte della sua permanenza alla Casa Bianca in preda a costanti e lancinanti dolori, consumando elevati dosi giornaliere di medicinali antidolorifici e ansiolitici.

La notizia è stata pubblicata nell’ultimo numero di Atlantic Monthly. Lo storico Robert Dallek pubblicherà il prossimo anno l’attesa biografia dell’ex presidente assassinato a Dallas nel 1963, dal titolo “An Unfinished Life: John F. Kennedy, 1917-1963”. La famiglia Kennedy ha messo a disposizione dello storico dei documenti finora sconosciuti, che includono molti esami clinici, radiografie, ricette mediche somministrate a JFK. Tali documenti hanno messo in luce il precario stato di salute del presidente, che lo rendeva dipendente dai farmaci, usati per curare forti dolori alla schiena ed una seria disfunzione ormonale denominata morbo di Addison. Nei suoi ultimi otto anni di vita, dunque, era arrivato ad assumere otto farmaci al giorno, tra cui antidolorifici, ansiolitici, stimolanti e sonniferi, oltre agli ormoni necessari per mantenerlo in vita.

Il morbo di Addison infatti è una malattia causata dall’inadeguata secrezione di ormoni della corteccia surrenale, ed è caratterizzata da una progressiva anemia, bassa pressione sanguigna, e grande senso di debolezza. Kennedy non fece mai cenni in pubblico del suo precario stato di salute. Era risaputo che soffriva di mal di schiena, anche se in pubblico si sforzava di nascondere la sua sofferenza: il dolore provocato da tre vertebre fratturate a causa dell’osteoporosi era così intenso che non poteva mettersi il calzino al piede sinistro senza aiuto. Le testimonianze cliniche non finiscono qui: durante la crisi di Cuba del ’62 JFK soffrì di colite e di una forte infezione urinaria. Nonostante la grande quantità di armaci che era costretto ad assumere, Kennedy non dette mai segno di essere inabile a fronteggiare i compiti di grande responsabilità che la sua posizione gli imponeva.

Dallek afferma di aver letto le trascrizioni di alcune conversazioni registrate durante la crisi di Cuba ed altri momenti- chiave della sua presidenza, e di averne ricavato l’immagine di un uomo perfettamente lucido e padrone di sé, pur in situazioni di particolare stress.

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