Immagine Grafologia

Ci scrive una mamma, preoccupata dagli “eterni ritardi” della sua bambina. Una caratteristica che può diventare un problema, in una società in cui la velocità sembra un elemento vincente. Ma davvero sempre lo è? E davvero la lentezza è un “difetto”? Non esiste una risposta valida per tutti. Esistono risposte diverse, per ogni situazione, per ogni bambino. Che i genitori devono imparare a vedere come “persona”. Solo così è possibile veramente aiutarli a diventare se stessi.

Risponde Annarosa Pacini

Conosciamo i nostri figli?

Immagine “Sono la mamma di una bambina di 10 anni ed il problema che ogni giorno mi trovo ad affrontare è quello della gestione del tempo. Mia figlia é una bambina comunicativa, socievole, interessata alle novità ed alla vita ma fondamentalmente pigra ed eternamente in ritardo. Ogni giorno è una lotta per arrivare a scuola in orario – per finire i compiti ad un'ora umana – puntualmente la cena si protrae per tempi infiniti ed anche arrivare in orario ad una festa o a casa di un'amica sembra impresa impossibile. Le insegnanti rilevano lo stesso problema: ‘E' una bambina intelligente ed ha buone potenzialità ma i suoi tempi sono troppo lunghi’.Spesso mi chiedo: cosa posso fare per aiutarla? Potete aiutarmi?”

Carissima, provo a darti alcune piccole indicazioni, nella speranza che ti siano utili. Piuttosto che tentare un approccio di carattere generale – data la mancanza di dati specifici, rispetto alla situazione da te descritta –, farò riferimento alla Grafologia dell’età evolutiva.
I motivi che possono essere alla base del comportamento della tua bambina possono essere molti. Il suo comportamento può essere una conseguenza dei modelli familiari, un segno di richiesta di attenzione, come una forma di protesta passiva. Può dipendere da un’impostazione errata, da parte dei genitori, rispetto alla gestione del tempo, in anni precedenti, che oggi si rivela più evidente nell’ambito scolastico, che richiede tempi ed organizzazioni ben precisi, ed ancora di più proseguendo verso i gradi scolastici superiori.
Puoi essere proprio tu, che con il tuo comportamento, provochi la risposta comportamentale di tua figlia. Infine, può essere un comportamento che trova le sue origini nell’indole e nella natura di tua figlia. Per questo, come dicevo, è interessante l’approccio della Grafologia dell’età evolutiva. Spesso i genitori tendono ad interpretare i modelli comportamentali dei figli attraverso i modelli che loro stessi usano per affrontare la vita. Naturalmente, questi modelli possono essere ampi, e ricchi di possibilità, oppure ridotti e schematici. Per comprendere i veri motivi del comportamento di tua figlia, può essere utile fare un percorso a ritroso, partendo dai primi scarabocchi, fino ai disegni, ed alla scrittura di oggi. Osservando il percorso di crescita dei bambini, attraverso le loro produzioni grafiche, spesso si hanno indicazioni importanti, non solo rispetto all’evoluzione personale, ma anche al modo in cui le influenze dell’ambiente – vedi scuola e famiglia – hanno influito su questa, in modo più o meno positivo.
Non sono rari i casi di bambini con grandi potenzialità che, in contesti che non sanno valorizzarle, o vederle appieno, non solo non riescono ad utilizzarle, ma addirittura finiscono per accantonarle.
I tempi lunghi possono dipendere da un’esigenza, a livello intellettivo, di valutare anche gli elementi minimi, una ricerca di approfondimento che può diventare cavillosità. O, da un punto di vista comportamentale, dal desiderio di fare così bene e di corrispondere nel modo migliore alle esigenze dell’ambiente, da rallentare i tempi dell’apprendimento. L’apprendimento è legato alla memoria, all’attenzione, alla capacità di comprensione e riflessione. Naturalmente, una volta individuate le caratteristiche della tua bambina, è possibile decidere come aiutarla, in quale direzione muoversi.
Considera che la dimensione del bambino è quella del “qui, e ora”. Le possibilità di cambiamento e di miglioramento sono enormi, ed i tempi in cui queste si attuano decisamente veloci. Infine, un’ultima osservazione che nasce dall’esperienza fatta come counselor. Io mi occupo di comunicazione nell’ambito delle relazioni interpersonali, familiari, sociali, lavorative. A livello familiare si instaurano, sovente, modelli che sono la causa prima dei comportamenti dei bambini. Ciò che il genitore dice, come lo dice, come si comporta, in che modo la sua comunicazione non verbale conferma, o contrasta, quella verbale, sono la causa dei comportamenti. Molto spesso, è stato sufficiente che la madre – o il padre, secondo i casi e le situazioni –, modificasse alcuni piccoli comportamenti, abitudini, atteggiamenti, per sortire effetti straordinari. Per questo, come dicevo all’inizio, molti di più sono gli elementi che occorre conoscere perché la risposta possa uscire fuori da categorie generali. ‘E’ una lotta… un’ora umana…’. Una lotta per chi? Un’ora umana rispetto a cosa? Come si svolge la ‘lotta’? E chi la decide? E come si conclude? In che modo interagisci con lei? Come le parli? Come ti senti? E lei, come vive questa situazione?
Certo, sì, la puoi aiutare. Ma prima dobbiamo conoscere questi nostri bambini, capire chi sono. Non come figli, come persone. Prendere coscienza del ruolo cruciale che ogni genitore gioca nella vita del proprio figlio. E quindi, con consapevolezza, agire.

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