Troppa Co2? Sotterriamola

Le emissioni di gas serra sono oggi uno dei maggiori problemi ambientali che la comunità scientifica e le autorità politiche si trovino ad affrontare. “I cambiamenti climatici in corso”, sostiene Giovanni Gianelli, direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse (Igg) del Cnr di Pisa, “hanno portato alla luce la necessità di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica, oltre che quello di studiare possibili metodi per il suo smaltimento”.

L’Igg-Cnr ha avviato differenti studi per il ‘confinamento’ geologico della Co2, tecnologia che consiste nel catturare l’anidride carbonica e stoccarla nel sottosuolo. “La tecnica che stiamo studiando è quella del sequestro mineralogico, al momento unica tecnica che permette di intrappolare in modo permanente la Co2 all’interno di fasi cristalline”, precisa Luigi Dallai, ricercatore Igg-Cnr. “ Il sequestro mineralogico di biossido di carbonio consiste in una reazione esotermica favorita a temperature minori di 200 °C tra silicati di magnesio (come serpentino o olivina), contenuti in rocce peridotitiche o serpentinitiche, e Co2, con la conseguente precipitazione di carbonati, come magnesite e dolomite”.

Le serpentiniti sono frequenti nella regione alpina e, soprattutto, in quella appenninica. “In teoria”, prosegue Dallai, “le rocce di questa tipologia affioranti nella sola regione della Toscana potrebbero sequestrare l’intera quantità di Co2 prodotta in Italia nei prossimi duecento anni”. Inoltre, il processo di carbonatazione, alla base del sequestro mineralogico, può portare allo smaltimento di ingenti quantità di amianto, come ad esempio quello che potrebbe essere estratto dalla costruzione delle tanto contestate gallerie in Val di Susa. “Stime iniziali in Val di Susa prevedono di estrarre dal tunnel di base, dalla parte italiana, oltre 7 milioni di metri cubi di materiali di scavo”, prosegue Gianelli. “Anche in questo caso un’inertizzazione tramite carbonatazione in presenza di anidride carbonica avrebbe un doppio risultato positivo: da un lato l’abbattimento di Co2 antropica, dall’altro lo smaltimento di rifiuti speciali come quelli delle fibre di amianto”.

Gli studi tuttora in corso all’Igg-Cnr sono finalizzati alla caratterizzazione petro-chimica delle reazioni, ai cambiamenti reologici e strutturali che il sequestro può indurre nelle rocce e all’andamento della porosità e della permeabilità durante il processo. “Questi nuovi dati sono di fondamentale importanza per un futuro test di sequestro mineralogico in sito nelle serpentiniti toscane”, conclude Gianelli. “Ma l’Istituto ha avviato altre ricerche, condotte da giovani assegnisti e borsisti, che comprendono il sequestro della Co2 in acquiferi salini e le alterazioni indotte nelle rocce di copertura, potenziali vie di fuga del gas stoccato nel sottosuolo”.
Fonte: Almanacco della scienza

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR

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