
Counseling psicologico
risponde il dr. Vincenzo Masini
Il sostegno
(Parte seconda)
Un bimbo arrabbiato che protesta veementemente e che gode del fatto di trasmettere la sua tensione agli altri (costringendo la mamma ad accontentare il suo capriccioso bisogno di eccitazione) può essere contenuto standogli a fianco, sostenendo la sua necessità ma orientandolo a capire che la sua esagerazione può essere pericolosa. L'orientamento è infatti funzionale al controllo ed all'autocontrollo: il ruminante, nel pieno della tensione distruttiva o autodistruttiva, è incapace di rendersi conto dei segnali che, attraverso la l'emozione della paura, lo avvertono dei rischi. La rabbia lo conduce ad una forma di incoscienza che lo rende, al momento, impavido; l'orientamento silenzioso e guardingo gli trasmette la prudenza. Gli guarda le spalle.
Il bimbo non vuol dormire e il suo pianto è rabbioso perché pretende di continuare a stare sveglio in braccio alla madre: il rombo di un camion che passa sotto casa o il buio misterioso fuori della finestra, fatti notare dalla mamma, lo inducono alla mansuetudine perché la mamma lo protegge da ogni possibile timore. Così egli recede dalla carica capricciosa che lo agitava. Così si determina un ridimensionamento che fa sbocciare qualche timido pensiero di limitatezza e di accettazione. Tale spazio di ispirazione, non intuitiva ma esclusivamente emotiva, porta in contatto con il sé attraverso il sostegno silenzioso ed orientante. Poco vale discutere e confutare le argomentazioni e fronteggiare la snervante alterigia di chi si è perso nella confusione mentale, è molto più efficace una presenza chiara ed inequivocabile che parla con un controllatissimo ed inibito linguaggio di sottili sensazioni. La comunicazione di sostegno è allusiva, mai diretta. E' un feed-back alle comunicazioni di chi è sostenuto su una lunghezza d'onda molto più sottile e profonda dei suoi ragionamenti: conferma costantemente l'altro ma le risposte sono su un piano preverbale. Laddove qualunque avvicinamento o ricerca di accordo sembra impossibile e la dove la logica evapora, non c'è spazio per discriminare tra giusto e sbagliato, c'è solo lo spazio per confermare che si comprende il motivo di tanto distacco e di tanta ricerca. Il ragazzo che gioca con il suo computer e che cerca di mostrare quanto è bravo, saltando da una schermata alla successiva senza lasciare il tempo di comprendere i processi a cui tiene dietro, entrerà in un altro gioco se si sentirà dire: "So perché fai tutta questa fatica e mi piaci per questo!".
L'avvocato un po' svitato che si parla addosso con guizzi di ingegno e battute sagaci cercando una "spalla" alle sue facezie insensate, può essere sorretto da un gesto o un pensiero rivolto alla sua persona, con delicatezza e penetrazione profonda. Ciò gli consente di operare una ricomposizione dei diversi tasselli della sua esperienza personalizzandola. Il sostegno si attua, in questo caso, tenendo ferma la sua attenzione su qualche elemento.
Quando si incontra una persona in preda alla confusione mentale ed alla confusione di sentimenti, è inutile e controproducente cercare di "distrarla" dai suoi pensieri. Al contrario occorre esprimere segnali che richiedono la concentrazione, possibilmente urgente, su qualcosa. Quando si incontra un soggetto che non tiene più dietro ai suoi pensieri, che farfuglia parole sconnesse e senza senso, occorre far concentrare la sua attenzione su una parola, un espressione, un comportamento che, in qualche modo, abbia una risonanza per lui ed aumentare la sua valutazione di importanza di quella parola, gesto o azione. Si può cogliere l'occasione della prima parola che egli dice riferita (anche casualmente) ad un oggetto, una scritta o qualunque elemento presente nell'ambiente insistendo sulla ripetizione, sulla osservazione più accurata, su qualche comportamento che l'ambiente inequivocabilmente gli richiede con pedanteria. Fino a promuovere in lui un'azione. Spesso la confusione scompare (o diminuisce) quando la persona è fisicamente impegnata in qualcosa.
(fine seconda parte)
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