
Counseling psicologico
risponde il dr. Vincenzo Masini
Meglio amarsi come la pioggia fina
"Ho amato profondamente un ragazzo, anni fa, che mi ha deluso in maniera totale. Per me era la persona migliore che avessi mai incontrato, poi... l'ho incontrato con un'altra. Da quel momento non ho più fiducia in nessuno. Vivo una storia con A. da 2 anni, ma rischio di rovinare tutto a causa della mia totale mancanza di fiducia. Vedo tradimenti ovunque e anche se cerco di non assillarlo (sono molto orgogliosa), sto male. Ho paura di perderlo, paura che si innamori di un'altra, paura soprattutto della sua ex, con la quale è stato 7 anni, che so, sente spesso per telefono. Non so più che fare..."
Certo è il tradimento è spaventoso. Perché butta all'aria ogni cosa dentro di noi. Crolla il mondo che avevamo costruito. Il fatto è che spesso quando ci si innamora ci si illude e si proietta la proprie aspettative su un altro.
Credo che la diffidenza, sana, non patologica, non sia però così sbagliata. Si può amare anche senza fiducia, giacché la fiducia riguarda l'autenticità dell'amore che si riceve, non di quello che si dà. La mancanza di fiducia ci invita a non proiettare sull'altro le nostre illusioni che egli sia colui che ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno...
E se l'altro non ha ciò di cui abbiamo bisogno, e se noi non abbiamo ciò di cui l'altro ha bisogno? Ci si può amare lo stesso, ed è lento e piacevole...
Le intensità del divampare assoluto della passione sono come i temporali che
lasciano la terra più asciutta di prima... meglio amarsi come la pioggia fina fina che penetra in profondità.
Ciò che chiamiamo ansia
"Ho letto con interesse la sua risposta 'L'Ansia non è un diritto'. Condividendone il contenuto, mi vengono spontanee delle domande legate anche al mio vissuto quotidiano in quanto a mia moglie prima che ci sposassimo (meno di un anno fa) fu diagnosticata una 'Sindrome ansiosa con somatizzazione viscerale'. Per quello che mi è dato sapere non ha seguito cure o terapie a seguito di tale diagnosi. Una spiegazione a tale fenomenologia c'era in quanto per circa 10 anni ha 'assistito' la mamma soggetta a crisi ansiose abbastanza frequenti ed intense. Per non voler essere troppo prolisso mi domando se per una tale diagnosi era necessario seguire una qualche cura farmacologica o terapia psicologica. L'altro aspetto che mi chiedo e come ci si deve relazionare con una
persona ansiosa e come è possibile tracciare un giusto confine tra quello per cui è giusto 'preoccuparsi' in anticipo e quello che invece diventa una ingiustificata ed 'ansiosa' preoccupazione. Confesso che delle normali discussioni diventano spesso dei litigi intensi in quanto mi accorgo che il livello di 'irritabilità' di una persona ansiosa è piuttosto basso Ci sono letture utili che affrontino con semplicità tali relazioni rendendole almeno più gestibili? Grazie e complimenti per l'accuratezza del sito".
Le rispondo un po' telegraficamente ma spero con precisione. Ciò che chiamiamo ansia è spesso solo una conseguenza di due processi incrociati: la vulnerabilità allo stress e la predisposizione alla tensione verso il controllo della realtà. In questi casi l'ansia assume una valenza patologica anche grande che scivola in crisi, non di rado, di vero e proprio panico. In linguaggio comune l'ansia è una sorta di affanno che si scarica sulle persone dell'intorno - più o meno volontariamente - e rende difficile e penosa la vita. Io credo che lei parli di questa seconda nei confronti della quale ciò che funziona è la tranquillizzazione o il coinvolgimento emotivo (anche scherzoso) per far prendere coscienza e superare tal situazione. In questo secondo caso le posso consigliare di leggere il capitolo 2 e il capitolo 6 del mio volume "Dalle emozioni ai sentimenti" che può ordinare o sul mio sito o mandando una e-mail a prepos@prepos.it con indicato indirizzo, codice fiscale e modalità di pagamento (costa 20 € + spese postali).
Nel primo caso occorre un intervento specialistico. Vincenzo Masini
Non piangere sul latte versato
"Sono Stefano, ho 23 anni e da qualche anno, a causa di un 'trauma scolastico' mai veramente superato, soffro di agorafobia e attacchi di panico. Mi sento inadeguato, e queste mie paure, in un momento cruciale come il mio, la 'linea d'ombra' fra l'adolescenza e la maturità, mi rende ancora più angosciato. È molto triste assistere passivo alle 'vite normali' dei miei coetanei e sentirsi ogni volta umiliato con frasi del tipo: 'sono solo alibi, non hai niente, sei un cagasotto'. Basta, è inaccettabile. Orribile e disgustoso. È normale avere paura di impazzire o di perdere il controllo, di essere sganciati dalla realtà?"
Accidenti, caro Stefano, che intensità di angosce proponi. Per un verso è normale, nel senso dell'umano che tale aggettivo propone, per un altro senso è orribile e faticoso. Si tratta di superare tutto questo stato di stallo e, anche solo con l'acutezza dell'intelligenza, non piangere più sul latte versato e scegliere di vivere con fiducia ed energia.
Il Doppio in Freud
"Vorrei se possibile che mi parlasse del Doppio in Freud". Silvia
Il doppio in Freud è l'ambivalenza che per Freud è sempre perversa. L'ambivalenza è applicabile in molte determinazioni. Quali le interessano?
La dipendenza dal passato
"Forse sarò sciocca a porre una simile domanda! Ho navigato un po' tra le vostre pagine ed ho letto diversi articoli, soprattutto sulla gelosia. Ho un problema 'emotivo' assillante che mi fa vivere troppo male: sono gelosa della ex del mio compagno con cui lui ha vissuto per 13 anni condividendo momenti importanti della sua vita (scuola, università, laurea, lavoro). Si sono lasciati ormai da diversi anni, da uno lui convive con me. Mi dà fastidio il fatto che lui la cerchi per parlare, perché crede che io non potrò mai capire certe cose di lui. Con me è un riccio, con lei parla e si apre. Non lo ritengo rispettoso nei miei confronti, lui però mi dice che io sono superficiale perché è un capriccio pretendere che chiuda con lei. I fatti dimostrano che lui sta con me. Io non lo accetto. Sbaglio? Cosa devo fare? Non mi sento all'altezza". M.
Non sbaglia. Credo che il rapporto tra ex sia una sciocca dipendenza che rinforzando il passato impedisce la costruzione del futuro ed impedisce il cambiamento.
È come rimanere attaccati ad un'idea di qualcosa che avrebbe potuto essere ma non è.
Chiaramente né lui né lei sono d'accordo... dicono che è normale... qualsiasi patologia relazionale è considerata normale da coloro che ne sono intrappolati. Le consiglio di mettere le cose in chiaro se vuole costruire un FUTURO e non produrre la ripetizione di un passato.
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