
Counseling psicologico
risponde il dr. Vincenzo Masini
Le scelte hanno bisogno di tempo
"Salve, ho 24 anni. Ho letto il testo tratto dal suo libro 'Dalle emozioni ai sentimenti' riguardante 'L'invisibile sfiduciato' e mi ci sono riconosciuta in pieno, anzi, da parecchio cercavo di dare una spiegazione a certi miei comportamenti, scelte, emozioni e l'aver letto il brano mi ha aiutata moltissimo. Ciò che volevo chiederle è: si può 'guarire' da tutto questo? E, se sì, COME? Posso sperare di essere un giorno una buona madre, di vivere un sano rapporto di coppia? Quando sono nata i miei genitori erano molto giovani e molto presto hanno cominciato a non andare d'accordo, talvolta con liti furibonde e continuamente con la presenza di un senso di disprezzo l'uno nei confronti dell'altra e viceversa. Il dramma è che non solo io non mi sentivo vittima loro, ma addirittura sono nata e cresciuta con la convinzione che tutto ciò fosse colpa mia. Ho capito che non era così solo pochi anni fa, con l'aiuto della psicoterapia. Ma come era possibile per la bambina che ero avere stima e fiducia in se stessa quando non solo non riusciva a fare in modo che si volessero bene, ma addirittura si sentiva la causa di tutto ciò? Come posso ora, alla luce di queste consapevolezze, riprendere fiducia in me? Il problema mi si è riproposto drammaticamente a causa dell'università: da un anno a questa parte non riesco più a sostenere esami. La mia mente, nel momento in cui sono di fronte al professore, diventa una tabula rasa, come 'immobile', incapace di ragionare. Ho imparato a leggere a quattro anni e fino al termine delle medie la mia vita scolastica è stata molto appagante (oltre che veramente poco faticosa... direi anzi un piacere), oltretutto ho sempre avuto vicine delle figure di insegnanti che credevano in me e nelle mie potenzialità, che cercavo quindi di esprimere al massimo. L'unico dramma erano le attività sportive: non c'era verso di farmi saltare un ostacolo, indurmi ad entrare nella vasca della piscina e detestavo i giochi competitivi, cercavo sempre di tenermene fuori. Poi, nonostante una spiccata propensione per le materie artistico-letterarie, ho scelto di continuare con il liceo scientifico e lì sono venuti a galla molti problemi. Ho sfiorato in certi periodi la depressione (dormivo, piangevo... e più dormivo e piangevo più, non riuscendo a studiare, i miei risultati scolastici peggioravano!) e, soprattutto, ho smesso di fare le cose che più mi piacevano: leggere libri e scrivere (scrivevo piuttosto bene, adesso invece mi capita di avere difficoltà ad articolare correttamente una frase), probabilmente anche per il fatto di aver avuto delle insegnanti di italiano che mortificavano molto la mia creatività.In generale, mi sentivo 'stretta', non sopportavo che i professori mi dicessero come e quando dovevo studiare... Dopo le superiori mi sono presa un "anno sabbatico" in cui ho svolto una specie di servizio civile... e poi mi è tornata la voglia di studiare e, soprattutto, una voglia di rivincita sulle umiliazioni che avevo subito - e che mi ero inferta - negli anni precedenti. Ancora una volta, però, ho scelto una facoltà scientifica (farmacia) anziché iscrivermi, che so, all'accademia delle Belle arti. Per i primi due-tre anni non ho avuto nessunissima difficoltà, ero soddisfatta ed non avevo problemi a dare esami, oltretutto con risultati discreti. Dall'estate scorsa è però cominciata la crisi e non so come uscirne.Ho capito che non desidero fare la farmacista ma ho paura che, interrompendo, mi porterei dietro un senso di 'sconfitta' che mi perseguiterebbe. Mia madre preme perché finisca al più presto (ed io ho dei forti sensi di colpa nei confronti del denaro che viene speso per me... il denaro era l'argomento principe di litigio per i miei) e d'altra parte vorrei sposarmi entro al massimo un paio d'anni... ma tutto questo non fa che caricarmi di tensione e rendermi odioso ciò che devo fare. L'unica 'soluzione' (sarà poi tale?) per il momento mi sembra quella di prendere l'università come una parte importante ma non come il fulcro della mia vita. C'è la possibilità che possa lavorare con un'amica per qualche mese nel campo del restauro (che mi interessa molto): altre volte me lo aveva proposto ma, a causa dello studio, avevo sempre rifiutato, ora invece penso di accettare: sbaglio? E vorrei che la laurea non rappresentasse per il matrimonio una 'conditio sine qua non' ma che il fatto di laurearmi per la fine del prossimo anno fosse semplicemente una cosa positiva da realizzare, una specie di 'dote' da portare, più che altro a me stessa. Il mio ragazzo mi incoraggia molto nel prendere decisioni per la mia - nostra - vita, qualunque esse siano, ha fiducia in me e nelle mie capacità, mi impedisce di preferire (ha presente la storia di Heidi?) la mia 'comoda' sedia a rotelle al 'camminare' (stiamo insieme da pochi mesi ma abbiamo un rapporto veramente bello. Lui ha 34 anni e nessuna storia 'imponente' alle spalle mentre io provengo da quasi sette anni con un'altra bella storia, anche se avevamo finito con il non essere più 'sulla stessa lunghezza d'onda')... ma a volte ho così tanta 'paura di vivere' e di soffrire e di sbagliare da sentirmi paralizzata! Solo... ho deciso di uscire da questa situazione! Voglio cominciare a volermi bene e a stimarmi per ciò che davvero sono! Ma come fare?!? Se vorrà rispondermi mi farà molto piacere... Grazie"
Cara D., lei mi chiede troppo in una sola lettera anche se io distinguerei due ordini di problemi:
1) l'analisi della sua personalità e del suo copione. Su questo lei ha fatto un buon lavoro ed ormai è giunta al traguardo avendo compreso la storia ed i motivi del suo sentirsi sfiduciata e con bassa autostima. La comprensione le serve sicuramente per non farsi ingannare dai palloni gonfiati che incontra (si ricordi che, dopo averli riconosciuti, basta uno spillo!) e dalle oppressioni
2) le scelte future. Qui il problema è molto più delicato perché sento che lei mette tutte le cose insieme e in tal modo fa molta confusione incrociando matrimonio con laurea, oggetto della laurea (farmacia) con scelta del marito, amicizia con la restauratrice e sogni professionali. Le serve un po' di ordine e di metodo. La sua sensibilità la porterà sempre a stabilire connessione tra le cose ma badi che queste tre non c'entrano nulla l'una con l'altra. Distingua e ne affronti sistematicamente uno alla volta: ricordi che l'ultimo degli Orazi riuscì a sconfiggere i Curiazi affrontandoli separatamente e per farlo si mise a correre e li distanziò. Uguale = prenda tempo e guardi bene. Questo è il modo di guarire. Farsi amico il TEMPO. Senza fretta. Masini
Se avete domande da fare, riflessioni da proporre, situazioni che vorreste risolvere, o, semplicemente, avete voglia di parlare della vostra esperienza, di genitori, educatori, figli, scrivete a: counseling@encanta.it. Non sono richiesti nè utilizzati dati personali. Delle e-mail non viene tenuto archivio, l'uso è solo temporaneo ed esclusivamente finalizzato alla rubrica giornalistica. L'invio della e-mail autorizza alla pubblicazione. Per consulenze private contattare direttamente l'esperto.
Inizio pagina
Chi siamo
Copyright Cookie Policy Privacy P.I. 01248200535