Immagine Counseling psicologico

risponde il dr. Vincenzo Masini

“Non mi risponde mai”: così scrive una lettrice nell’oggetto della sua e-mail. Una e-mail tutta scritta in stampatello, senza spazi tra le parole, difficile da leggere. L’abbiamo trasformata, per poterla pubblicare. Un messaggio in cui si lamenta. Di tutti, del mondo, della vita. Ma lamentarsi non serve a nulla.

Lamentarsi non serve

“Salve dott. Masini. Soffro di depressione, derealizzazione, dap, ipocondria, insomma ce le ho tutte per me, non ultimo il timore di essere preda di una schizofrenia. Ho 23 anni e un blocco emotivo che non mi permette di andare avanti. Frequento da un po' di mesi una psicologa, che mi ha sollevato un po', ma l'angoscia, l'ansia che mi si agita dentro stenta ancora a dissolversi. Negli ultimi 6 anni la mia vita ha subito dei bruschi e repentini cambiamenti. La maggior parte negativi che hanno investito tutti i campi della mia esistenza: nella mia famiglia ci sono stati gravissimi problemi tra i miei genitori che si affrontavano nient'altro che con la violenza fisica e verbale. Destabilizzando tantissimo la mia mente, ma fortunatamente la situazione si è risolta quasi del tutto. Per quanto concerne l'università sono stata costretta a cambiare 3 sedi, l'ultima di queste ubica proprio nella mia città, e il trasferimento in questa comportava per l'appunto ritornare nuovamente tra le urla della mia famiglia. Per quanto riguarda gli amici, mi sento davvero sola, tanto sola: mi sento abbandonata dal mio migliore amico, il quale si è inserito in un gruppo da ormai 2 anni, nel quale inizialmente mi ero integrata anch'io. Un gruppo che regolarmente fumava e fuma canne. In principio le canne non mi davano fastidio, anzi qualche tiro ce lo facevo anch'io, ma purtroppo un bel giorno solo l'odore di uno spinello che stavano fumando le persone in questione mi provocò un violentissimo dap che mi ha drasticamente gettato in un vortice di ansia cronica, dap, e disistima, riducendo la mia vita sociale a zero. Non frequento quasi più nessuno (fumano tutti) e anche con il mio migliore amico ci limitiamo ad un caffè il pomeriggio. E poi mi ha sostituita con un’altra ragazza del gruppo che è a dir poco una strega. Il bello è che il mio amico mi accusa di aver cambiato carattere da quando mi sono fidanzata! In amore un'altra tragedia: sono fidanzata da più di un anno, con un ragazzo dal carattere inquadrato, autoritario, pignolo, geloso che ha inevitabilmente cambiato il mio carattere spegnendone la naturale solarità, giocosità (mi ha conosciuto in un periodo in cui ero molto vulnerabile). Non so se lo amo. (…) Dottor Masini la prego mi dia un consiglio. Non rido da una vita, nulla mi da felicità e in più se lei dovesse chiedermi cosa desidero dalla vita non saprei risponderle, perché non ho più sogni, desideri, tutto è nero e ansioso. Ho costantemente cefalee nodi alla gola vertigini e avverto sempre come se stessi per perdere la vita da un momento all'altro. Come farò?con affetto una sua lettrice”.

L'angoscia che promana dalla sua lettera è "angosciante".
Anche lo stile, tutto connesso e collegato, una frase dopo l'altra sempre peggio, sempre più denso, sempre più triste.
Per di più scritto in stampatello, con però le "à" accentate minuscole.
M’immagino lei a scrivere ed ad attingere da se stessa il massimo di disperazione per buttarla su un foglio e mandarmela come se così la disperazione potesse uscire da lei ed arrivare a me.
Primo errore: è vero la disperazione mi è arrivata. Ho fatto uno sforzo per leggere tutta la lettera avevo voglia di piantar li, perché è una lettera pesante carica di brutte energie. Se lei si esprime e vive così è chiaro che la gente la rifiuta! Io ho fatto un gran sforzo per accettarla leggendo fino in fondo.
Secondo errore: lei pensa mentre "si sfoga" che una volta esaurito lo sfogo poi starà meglio? Beh! Si sbaglia. L'attimo successivo può apparire come quando si fa una nuotata o una corsa e ci si ferma con il fiatone, ma due attimi dopo tutto è uguale a prima se non peggio. Peggio perché nei momenti di intensità angosciata vengono commessi errori di cui poi ci si pente.
Terzo errore: lei dimentica che questo suo modello di comunicazione è uno schema che si ripete e che, dunque, più ripete lo schema più si rinforza e più continua ad essere simile a se stessa. Lamentandosi non fa altro che diventare una persona sempre più lamentosa.
E scarica il lamento su altri che, proprio per questo, esercitano sui di lei la risposta alla "violenza della vittima". Anche con me si lamenta... "perché non mi risponde mai!". Il suo rischia di diventare uno stile.
Masini

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