Immagine Counseling psicologico

risponde il dr. Vincenzo Masini

Soffre di attacchi di panico, ma non vuole arrendersi. Li combatte, ma non riesce a vincere. Ma vuole vincerli davvero? La seconda lettera parla di una storia di fissazioni, fantasie, ricerca della propria identità sessuale.

Attacchi di panico: io non mi arrendo

“Soffro di attacchi di panico da un bel po' ormai, ma non mi arrendo. So che la mia mente prima o poi uscirà allo scoperto e finalmente riuscirò nuovamente a svegliarmi la mattina sorridendo e non ascoltando i sintomi fisici di tensione ed ansia che mi mandano in crisi. Ho una gran voglia di pensare ad ‘altro’ che non sia il DAP. Sono contro i farmaci, a favore della psicologia, che però ho abbandonato per ora e non so neanche io il perché. Malgrado mi stiano ostacolando un bel po', riesco comunque a fare tutto, anche se sudo, ho degli sbandamenti quando cammino e mi sento svenire ogni 10 minuti, a volte, per non dire morire. Morale? Niente di tutto ciò è mai successo, nella mia vita non sono mai svenuta. Credo che mi manchi il giusto approccio verso la vita, quella carica che ti permette di pensare solo a ciò che stai facendo con passione e non ai tremori e alla paura mentre le stai facendo. E' solo che a volte mi sento spaesata e molto impaurita. Impaurita di buttarmi nelle cose della vita, a farmi coinvolgere e a provare emozioni. A volte mi sento "diversa" dagli altri. Ho sempre pensato che il controllo fosse la soluzione, invece è l'esatto opposto! Ma come è possibile lasciarsi andare quando ci si sente morire o svenire? E perché continuo a pensarci? Ormai mi sembra di essere diventata anche ipocondriaca: ogni sintomo fisico mi fa scattare la paura che poi si manifesta con un attacco. So che durano poco, ho provato ad averli mentre parlavo, senza dire niente e sentirmi male. Non rinuncio comunque alle ferie, ho preso l'aereo e non ne ho avuti, neanche in vacanza. Il problema è sempre iniziare a fare le cose. Mi devo quasi forzare, ma non voglio più arrivare a sera e rendermi conto di aver rinunciato a fare qualcosa perché soffro di attacchi di panico. Sto sbagliando secondo lei o sono sulla strada giusta per ribellarmi a ciò che non va in me? Grazie per lo sfogo”.

Complimenti per il coraggio e la forza di volontà, la sua è una fatica titanica, come svuotare il mare con un cucchiaio, ma ce la fa a non arrendersi.
Certo in fondo si arrende a convivere con il panico, come se il suo sforzo servisse a combattere contro un disagio che la attanaglia, ma lei combatte e va avanti. Però non sarà che questo controllo-combattimento è l'origine stessa del panico? Ovvero che più controlla, combatte, non si arrende più alimenta la controfase del panico? E non sarà che ha lasciato lo psicologo proprio perché stava per raggiungere il nucleo della questione ovvero che il suo panico le serve a star male perché tale malessere è l'unica dimensione della vita in cui può vivere in ragione di... Qui mi fermo perché non so...
Una mail è davvero molto poco per comprendere una persona.
Masini



Passioni e fissazioni

”Salve, ho letto l'articolo intitolato ‘Se gli piacciono gli uomini maturi...’, in cui un ventiseienne confessava la sua attrazione per gli uomini maturi con la pancia e mi ci sono ritrovato moltissimo. Anch'io sono laureato e ho tutto quello che mi serve, ma sessualmente sono veramente confuso. Ho avuto storie bellissime con ragazze che però non mi hanno mai completato e credo che questo sia dovuto al fatto che fin da piccolo provo un'attrazione incredibile per i capelli maschili soprattutto quando sono pettinati in modo molto ordinato e con la riga o il riporto di lato (come Cary Grant per intenderci). La cosa è ossessiva nel senso che se incontro qualcuno pettinato così non riesco a smettere di fissarlo e quindi di fantasticare su un nostro rapporto. (…) Finita l'ennesima storia etero, dando ascolto alle mie fantasie, mi sono rassegnato ormai ad essere omosessuale per essere felice. Con mio stupore la cosa è stata molto deludente. (…) Questa cosa mi ha molto confuso e così da allora mi sono buttato a capofitto nel lavoro evitando relazioni di qualsiasi tipo. (…) Ultimo dato che forse è importante è il fatto che anche mio padre è pettinato così. (…)”.

Non so se sono in grado di dare una risposta semplice alla fissazione che esprimi e che nasce, come spieghi alla fine, dalla tensione magnetica che tuo padre esercitava su di te e che si è focalizzata sulla sua pettinatura alla Cary Grant.
Se rifletto sul significato simbolico di questa immagine penso ad un modello di uomo sicuro di sé e capace di farsi ammirare da donne ed uomini. Dunque penso che il modello psicologico di base sia quello dell’ammirazione che è una sensazione molto riempiente e magica che ha penetrato in profondità nella sua psiche in formazione da bambino.
L'immagine forte ha prodotto un processo di impressione su di lei folgorante e tale stato è stato nel tempo ricercato come raggiungimento di una completezza estatica.
In fondo lei mi dice di non aver poi tratto grande soddisfazione dai suoi rapporti omosessuali, anzi di esserne stato deluso, quindi non quello era ciò che lei cercava. Mentre le immagini la attirano.
Fossi in lei mi dedicherei con attenzione a due cose:
1) cercare di disegnare con maggior precisione possibile quel tipo di uomo e quel tipo di pettinatura 2) trovare poi un barbiere che sappia tagliarle i capelli esattamente come lei pensa e sogna facendogli vedere il suo disegno.
Forse così ciò che cerca lo potrà avere, tutti i giorni, davanti allo specchio.


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