
Counseling psicologico
risponde il dr. Vincenzo Masini
Amore e dipendenza: un confine a volte difficile da distinguere. Ma se non c’è gioia, difficilmente ci può essere amore.
Amore e dipendenza: un confine da distinguere
”Sto con il mio lui da quando avevo 15 anni. Siamo cresciuti insieme tra alti e bassi. Nel periodo universitario capisco che lui si sta innamorando di un'altra. Ne parliamo, mi dice che ha capito che non è importante ed andiamo avanti. Anni dopo vengo a sapere che le sue erano solo parole dette per tenermi buona. Ha avuto con questa una storia andata avanti per circa due anni. Io decido anche se con difficoltà di accettare la cosa e di andare avanti: per me il mio futuro con lui è la cosa più importante, lui dice altrettanto. Cresciamo, viviamo per esigenze di lavoro in città diverse, avverto l'esigenza di vivere insieme e farmi una famiglia. Lui dice altrettanto, compra casa la ristrutturiamo, ma in un modo o nell'altro allontana il mio trasferimento da lui. Io gli dico che è venuto il momento di dirmi se vuole davvero che continuiamo la ns storia, che se non la pensa così è bene che ne parliamo
da persone adulte e decidiamo cosa fare. Lui dice e giura che io sono il suo futuro e la sua vita. Gli anni passano, vicissitudini familiari sue si sovrappongono alla ns storia. Io percepisco però che c'è qualcosa che non va. Perdo il lavoro perché lì capiscono che il mio obiettivo è trasferirmi dal mio lui e per l'azienda non sono più affidabile. Mi organizzo con lavoro autonomo, ma ho difficoltà. Chiedo il suo aiuto: ho bisogno del suo appoggio, ho bisogno che mi dica dove devo andare, il lavoro e la salute ne risentono, mi sento scivolare verso la depressione ma resisto. Arriviamo al 2004. Insisto per fissare la data del matrimonio (che lui rimandava da due anni). Lui dice O.K. La fissiamo e tutto va a rotoli. Si vede che è restio, insisto che mi dica cosa c'è che non va: se non ha voglia deve avere il coraggio di dirmelo. Io indago e scopro che ha avuto una storia con una tipa. Con le spalle al muro ammette la cosa ma dice che è durata poco e finita già da un bel pezzo. Mi prega di non mandare all'aria il matrimonio. Accetto ma c'è ancora qualcosa che non va. (…) Lui dice di sì, ma alla fine non tentenna nel fissarla ovvero cede di nuovo alla madre che gli fa
capire che anche la nuova data non va bene perché è meglio sposarsi in primavera. Io gli dico che ora sono io che non voglio più sposarmi. Lui mi prega di cambiare idea. Fa tutte quelle cose pratiche che prima aveva rimandato. (…) Le famiglie premono per una nuova data. Ma io ieri gli ho detto che non me la sento di sposarlo. Ma non sono riuscita a dirgli è finita. Ogni volta che provo a parlargli lui si sente male, gli viene da vomitare. (…) Ma io perché non riesco a staccarmi? (…) Possibile che lo amo ancora dopo tutto quello che è
successo? Mi aiuta a capire cosa devo fare?”
La descrizione che ha fatto della storia spiega molto bene cosa è una dipendenza.
Il suo partner è stato allevato, nutrito e costruito come un uomo dipendente dalla madre che ha nei confronti suoi un rapporto da figlio che non vuol crescere. Lo stesso tipo di rapporto che ha con la madre. E' dipendente e, come tutte le persone dipendenti, crea, a sua volta dipendenza.
Lei è diventata dipendente da lui e la dipendenza, pur assomigliando emotivamente al coinvolgimento di amore, non è amore.
Lei non lo ama anche se pensa e sente di amarlo perché i processi mentali e relazionali che lui ha installato dentro di lei (come un virus sul computer) la fanno sentire ed agire in modo molto simile ad un rapporto d'amore ma, al contrario che l'amore, sempre senza gioia, sempre dilazionando, sempre senza un punto di arrivo.
Capisco che rendersene conto è doloroso ma la verità lei la conosce già da sola.
Ora ci vuole solo il realismo ed il coraggio di entrare nel mondo degli uomini liberi.
Masini
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