
Counseling psicologico
risponde il dr. Vincenzo Masini
Due testimonianze, due storie di vita. Antonella, che ha sofferto per venti anni di attacchi di panico, fino a che non ha deciso di dire basta. Angelo, che sta scivolando via dalla sua vita reale. Ma può ancora vincere la sua battaglia.
Ho sconfitto gli attacchi di panico
“Ho 48 anni e ne ho passati 20 in compagnia degli attacchi di panico. Ho provato tutto ma proprio tutto per uscirne, ho cercato stupidamente anche di convivervi. Quattro anni fa è successo un qualcosa nel mio cervello, una ribellione (credo), mi ha lanciato segnali talmente dolorosi sotto forma di attacchi di panico con i quali non era possibile convivere nè cercare piccoli rimedi ma fare definitivamente una scelta: vivere o morire. Ho accantonato nper sempre la parola ‘sopravvivere’, mi sono fermata non ho combattuto contro quei segnali ma li ho ascoltati fino in fondo con tanto coraggio e con altrettanta voglia di vivere: ho scritto un diario che poi è diventato un piccolissimo e semplice libro (e questo è stato anche motivo di gratificazione per me, ...ma dopo), ho capito le responsabilità mie e quelle dei miei familiari ma senza avere la minima tentazione di capire le motivazioni di alcuni comportamenti ma con la voglia di andare ‘oltre’. Ho deciso di essere solidale con me stessa, compagna dei miei bisogni ho deciso di essere quella che ero di scegliere davvero i miei obiettivi i miei affetti la mia platea. È un percorso che dal buio del ‘tunnel sotto la vita’ mi ha portato ad un punto luminoso dal quale ho visto, ho visto tutto le cose spiacevoli e quelle meno ed ho imparato che questo male deriva soprattutto dal continuo adattarsi alle situazioni e dal controllare le emozioni. Oggi, come ho già detto ho 48 anni e ‘sto bene’, nonostante la mia vita sia ancora difficile e non mi sia mai venuta incontro nemmeno una volta. So cosa voglia dire soffrire per questo sento una stretta al cuore quando leggo o ascolto testimonianze riguardo questo male che io chiamo ‘il cancro della mente’ e vorrei trasmettere non la speranza ma la certezza che se ne ‘può uscire’ non con la volontà o con la forza ma cambiando atteggiamento prima con se stessi e conseguentemente con gli altri. Vi voglio bene”.
Antonella
Pur se misteriosa la sua è una lettera molto bella e incoraggiante.
Il libro della sua vita è prezioso e forse potrebbe aprirne delle pagine per dire qualcosa di più a chi ha bisogno di sapere come si fa a conoscere ed accettare se stessi.
Non lo tenga segreto.
Lo apra e ne parli
Complimenti
Masini
Imparare dalla propria storia
“Salve signor Vincenzo, mi chiamo Angelo ho 23 anni, frequento la facoltà di Scienze della Formazione. Un mese e mezzo fa mi è capitato un brutto fattaccio: sono andato in esaurimento. Rialzarsi è stata veramente dura e tuttora non ne sono fuori, anche solo per il pensiero che possa ricapitarmi. Mi piacerebbe capire le ragioni di questa cosa anche se ne ho già parlato con molte persone, esperti compresi, e le cause sono tantissime. Al momento ‘navigo’ spesso in stato di confusione mentale, mi dimentico le cose, perdo di vista gli obiettivi, non mi piace più fare le cose che una volta consideravo divertenti, mi deprimo e mi chiudo di conseguenza, comunico sempre meno e mangio poco. Ho letto il suo articolo sulla gratificazione e mi è piaciuto molto, quantomeno l'ho considerato significativo per il mio caso. Mi voglio dar da fare per capire questa situazione che varie volte in vita mia si è verificata, ma mai a questo livello. Prima riuscivo sempre a deviare verso interessi nuovi, ora mi rendo conto che continuare a cambiare hobby e sport non risolvo nulla se non l'aver lasciato un'altra cosa a metà, il che aggrava ancora di + la mia condizione. Nella vita ho fatto tantissime cose, ma pochissime di queste portate a termine o proseguite con criterio, nonostante me la cavassi bene. Forse tutte queste sono cose che immagino dopo aver letto il suo articolo ma certi collegamenti li ritengo degni di nota. Manca pochissimo che mollo pure la ragazza (alla quale son sicuro di voler bene) solo perchè mi stufo di lei e credo di annoiarla coi soliti discorsi che le faccio sulla mia condizione. Grazie dell'attenzione, la prego di rispondermi”.
Angelo
P.S: mi è piaciuto molto il discorso sul "rivivere con lui quanto è accaduto, dopo che un vissuto sembra ormai finito" e mi piacerebbe approfondirlo dato che mi dimentico e non considero nemmeno quanto è importante ciò che faccio, anche se molti dicono che ognuno dovrebbe autocompiacersi da solo delle cose che fa (boh!).
Certo il suo scivolare verso l'apatia non è gradevole. Ed è pur vero che probabilmente non le bastano più né le gratificazioni né il rivivere dentro cose già vissute. Forse perché sono state nei suoi sogni belle possibilità ma non ha mai voluto condurle a termine forse perché temeva la delusione. Forse.
Il brutto, e lei lo sa, è che sta iniziando il gioco nichilistico anche con la sua ragazza...
Eh sì! Ho proprio detto nichilismo.
Lei ha sempre viosto i nichilisti come cinici cultori del nulla e non le sono mai stati simpatici, ma, faccia attenzione, non è così e lei sta scivolando verso questa sponda.
Credo che a lei occorra una buona ventata di orgoglio. Primario. Inerente al valore di sé, delle persone e delle cose che fa.
Oggi un mio paziente, dopo aver portato a termine una sciocca separazione dalla moglie, è arrivato in studio, senza appuntamento, disperato perché la moglie è morta e lui solo ora si è accorto di amarla.
Le mie parole a lui sono servite a poco, spero che la sua storia serva almeno a lei.
Masini
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