Immagine Counseling psicologico

risponde il dr. Vincenzo Masini

Chi scrive è in giovane studente universitario. Brillante ed arguto. Però, anche ansioso. Per i rapporti di coppia che ha avuto, per come saranno quelli che potrà avere. C'è un modo giusto, ed un modo sbagliato, di affrontare le cose? Forse. Di certo, il fatto che è importante saper dare ad ogni cosa il giusto peso. Così il nostro lettore potrebbe ritrovare se stesso e la sua dimensione, senza timori di ciò che sarà.

Primo, non prendersi troppo sul serio

"Professore, mi dispiace, si dovrà prendere del tu in questa missiva, perché sono molto stanco, ho studiato tutto il giorno; 'nevertheless' il mio 'problema' è urgente. Iniziamo, premetto che la mia fiducia nella psicologia è vaga e altalenante, a volte ci credo altre no, indubbiamente può essere una cosa interessante (ad esempio non credo che l'uomo abbia in testa l'età dell'oro per rimembranza della fusione con il corpo materno). A questo punto lei si chiederà 'Ma chi è questo e cosa vuole?'. Forse è anche irritato da una certa irriverenza; mi creda non sto cercando di essere irriverente. Riguardo alla prima domanda: è presto detto. Sono uno studente di Filosofia presso l'ateneo di Bologna, ultimamente mi interesso in modo particolare di linguaggio, filosofia analitica e di filosofia della scienza uno dei campi aperti sulla mia strada è la filosofia della mente). Cosa voglio? Io ho preso al balzo la palla da lei lanciata sul sito Encanta: 'Se avete domande problemi etc. scrivetemi' ed eccomi qui, poeticamente la mia mail è solo un anello nell'acqua generato dal sassolino che lei ha lanciato nel mare della rete. Ho un problema; mi piacerebbe averle scritto solo per approfondire con lei argomenti di teoria della percezione o della comunicazione interpersonale. Sfortunatamente, non è così. Lasci che le dica cosa mi è successo all'inizio della settimana: mi sono svegliato con una sorta di ansia e dopo una mattinata di sano studio mi reco al supermercato con una 'in'sana tachicardia e in coda alla cassa mi sale un impeto di violenza e di rabbia capace di sconquassare l'universo come un tuono. L'acqua (12 litri in sei bottiglie) trema nella mia mano, esco, dominandomi a stento e non appena mi riprendo vado dal dottore a farmi misurare la pressione (ho vent'anni e nuoto due volte la settimana non fumo ho smesso di farmi le canne da due anni e bevo moderatamente). Io lo so e lei lo sa: il mio non è stato affatto un problema di tipo cardiovascolare. Lei ovviamente sa che alcuni soggetti nascondo le cause del loro male a loro stessi, io devo avere ereditato in maniera lieve la caratteristica da mia madre, la quale invece ha uno spiccato senso della 'negazione' delle cause dei suoi problemi, deve essere genetico; ma non è questo che mi preoccupa, infatti il giorno dopo riflettendo senza troppo sforzo, ho capito qual'era il mio problema. Autostima. Mi sono ritrovato in molto della descrizione dell'invisibile. NON in tutto, ma come è normale siamo tutti diversi. Disistima di me particolare la mia, non mi vergognerei di girare per strada nudo, ma non sopporto di mangiare davanti a qualcuno che non sta mangiando (sto parlando di un pasto e non di mangiarmi uno snack ma un panino già mi crea problemi). Ora io ad esempio riconosco il mio valore in determinati campi e so quando ad esempio un buon voto mi è stato regalato o ne ero meritevole (indubbiamente TENDO alla negatività); altrettanto sono convinto che la volontà ingeneri efficienza di cui ho avuto esperienze positive in campi che mi erano stati negati da bambino (la musica e il disegno) da insegnanti con scarse nozioni di comunicazione con soggetti in età evolutiva. I buoni risultati li ho riscontrati grazie all'allenamento. Ora non suono né disegno (troppo occupato con i miei studi). Il mio problema si fa pesante (e le giuro è difficile scriverne ...mi vengono anche le lacrime agli occhi, preferirei parlarne, ma tant'è) nelle relazioni interpersonali, sopratutto lei immagina in quelle con l'atro sesso. Esempi: arrossire per un nonnulla, nascondo i miei sentimenti perché non so fingere e quando parlo non posso che far vedere come sono in realtà, non provo però (ancora, ma chi sa forse si tratta solo di stadi e io sono all'inizio) invidia (né gelosia) per gli altri, anzi io ho dentro di me la convinzione di poter uscire dal mio problema, ho solo bisogno di input e di spinte dal basso. Provo invece moltissima rabbia e l'attacco d'ira di cui sopra ne è testimone. Finora lei si starà dicendo 'questo qui si fa paranoie per nulla', ed è perché il mio stile non può renderle ciò che provo che è invece riassumibilissimo dalla sublime arte di C. Friedrich (ha presente il 'Monaco in riva al mare?') se non ha presente: artdreamguide.com/adg/adg_GER/be_GER/berli_be/m_ang/_fried/fri_22_t.htm. Ma sicuramente ha presente. Comunque il problema è che si viveva decentemente finché la vita non mi ha sbattuto in faccia di nuovo l'amore; guardi io non sono sempre stato così ho avuto momenti della mia vita in cui audacia era la mia parola d'ordine, adesso alla sola idea di 'Provarci' mi assale il terrore del 'dopo ipotetico'. Mi potesse vedere, sono un bellissimo ragazzo, anche se sono solo 1,61, ho splendidi lineamenti mediorientali (e un padre egiziano). Eppure mi reputo terribilmente noioso e comunque timido (un timido che ammette di essere timido è la mia definizione di me stesso per gli altri...preconfezionata veloce basta scaldarla in microonde, non importa se quella è solo una delle mille sfaccettature di un diamante, come scrive lei nel suo passo questo 'gli permette di non dover improvvisare'). Ora il fatto che io non mi preoccupassi del fatto che io non riuscissi ad approcciare il gentile sesso finché non mi sono innamorato può anche essere grave, ma il problema resta, e resta il fatto che io non sono sempre stato così. Mi piacerebbe anche parlarle delle due uniche donne avute nella mia vita e dell'ossessione (non avendo mai avuto un rapporto completo con loro) di non riuscire ad avere un rapporto sessuale (la prima volta è un disastro si dice e questo mi terrorizza). Ma questo glielo racconto un'altra volta, spero che non usi metodi troppo freudiani con il mio caso:-) ( è una battuta ovviamente). IO ora vorrei solo una chiave, uno straccio di soluzione, il suo articolo è interessante, ma mi descrive, non mi dice come posso fare ad uscire da questo periodo (indubbiamente è essenziale che io le racconti le mie esperienze con le donne lo farò alla prossima mail). Le può essere utile sapere che io soffro ultimamente di disgrafia e, prima non ci volevo credere ma ora non posso che associarla al mio disagio esistenziale, ho sempre avuto una pessima grafia una cacografia (e qui obbiettivamente) ma ora inverto i dittonghi etc. Io vivo in un circolo vizioso e non riesco a trasformarlo in uno virtuoso: 1, non mi sento all'altezza per un rapporto con una ragazza 2, non approccio le ragazze 3, nessun approccio = nessun successo o insuccesso che porta alla persistenza di 1 (perché un successo ovviamente aiuta un insuccesso può anche farmi rendere conto che devo prendere il 'DOPO' con più leggerezza). Aspetto con impazienza la sua risposta. Nonostante la stanchezza non ho tenuto fede al mio incipit, poco male, lei si sentirà più rispettato nella sua autorità e io meno idiota. Grazie per l'attenzione". 'Un tempo Chuang-tzu si vide, in sogno, come una farfalla. Si vide come una farfalla che volteggia liberamente e si diverte. Non sapeva di essere Chuang-tzu. All'improvviso cominciò a percepire altre sensazioni, e si sentì di nuovo Chuang-tzu. Tuttavia, non sapeva se era Chuang-tzu che si era visto in sogno come una farfalla, o se era la farfalla che si era vista in sogno come Chuang-tzu. Tra Chuang-tzu e la farfalla c'è necessariamente una distinzione. Questa è la cosiddetta Trasformazione delle creature ." Chuang-tzu.

Lallero!!!
Forse lei non sa tutti i problemi che io ho. Fin da piccolo mi sentivo trascurato e non ho mai avuto un gran successo con le donne; debbo poi ogni giorno affrontare la fatica del lavoro ed anche l'impegno preso di rispondere, a tarda ora, ad un mucchio di lettere.
Mi chiedo chi me lo faccia fare e non trovo mai risposte soddisfacenti. A volte penso di dover andare dallo psicologo e poi mi rendo conto che io sono uno psicologo. Ed allora cado in confusione.
Pertanto la sua lettera mi conforta. Non sono il solo a star male. Siamo in due e siamo una bella compagnia. Io però, sto molto più male di lei.
Lei almeno ha me a cui scrivere. Io posso solo rispondere a lei. Ma non si preoccupi, se riesco a guarire presto cercherò di darle un aiuto. Per ora mi sento solo di dirle che lei commette l'errore, e lo commetto anch'io, di pensare cento cose e di farne solo due o forse una o forse nemmeno quella perché non v'é mai una cosa del tutto soddisfacente.
Poi che probabilmente si prende troppo sul serio mentre dovrebbe guardarsi allo specchio e farsi le boccacce da solo e, possibilmente, pensare meno e ridere di più.
Con questa terapia sono riuscito a sopravvivere per molti anni ed ad essere anche abbastanza felice.
Purtroppo ora i tempi sono cambiati e funziona meno ma, in ragione del fatto che dovevo consolarla, ho ritrovato questa antica tecnica e l'ho adottata.
Non mi prenda però troppo sul serio.
Se io scrivo così è perché la prendo davvero sul serio e vedo che, nonostante il tono scherzoso della lettera, lei è troppo seriamente e seriosamente concentrato su di sé. Voli più in alto e lasci perdere quelle 12 bottiglie di acqua minerale ...pazienza!!!

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