Foglie stressate… come uomini

Anche le piante sono protagoniste del concorso canoro più famoso d’Italia, l’esordiente Malika ha cantato infatti, nella terza serata, “Come foglie”. E le foglie, ‘come gli uomini’ soffrono di stress, non per i ritmi di vita insostenibili, ma per l’eccesso di raggi solari.

La maggior parte delle specie presenti nel bacino Mediterraneo, infatti, è esposta a un elevato irraggiamento durante l’anno che, soprattutto nella stagione estiva, si può tradurre in un vero e proprio malessere dovuto alla troppa luce. “Questo accade perché la capacità della foglia di utilizzare l’energia radiante nei processi fotosintetici è drasticamente ridotta a causa della scarsità d’acqua disponibile e delle elevate temperature”, spiega Massimiliano Tattini, dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa) del Cnr di Firenze.

Di conseguenza, la vegetazione ha sviluppato sofisticati meccanismi di protezione contro l’elevato irraggiamento. “Un ruolo chiave”, continua il ricercatore, “è giocato dalla morfologia della superficie fogliare: le piante evolute in ambienti soleggiati hanno spesso organi superficiali, tricomi di vari tipi capaci di proteggere gli organi all’interno della foglia dalla penetrazione delle lunghezze d’onda ultraviolette. Questi tricomi accumulano notevoli quantità di flavonoidi, pigmenti in grado di assorbire efficacemente le lunghezze d’onda ultraviolette comprese tra i 290 e i 390 nanometri, facendo da schermo”.

Non solo: secondo una ricerca sviluppata dall’Ivalsa-Cnr, la funzione primaria svolta dai flavonoidi nei meccanismi di foto protezione è antiossidante. “I flavonoidi riparano direttamente i danni ossidativi indotti dalle radiazioni ultraviolette, piuttosto che evitarne l’insorgere schermando semplicemente le cellule e impedendo l’ingresso di queste radiazioni. Per dimostrarlo, l’Istituto ha sviluppato tecniche di micro-spettroscopia e di micro-imaging di fluorescenza multi spettrale che hanno consentito di visualizzare i flavonoidi in cellule capaci di generare specie ossigeno-reattive. Lo studio ha dimostrato che i flavonoidi si accumulano anche nelle foglie esposte a ridotta radiazione solare, ma sottoposte a uno stress ossidativo, indotto durante la ricerca da un eccesso di cloruro di sodio alle radici. La funzione antiossidante di questi pigmenti era nota nel metabolismo animale.

Mancavano però informazioni sulla loro azione nelle cellule vegetali: “Oggi”, conclude Massimiliano Tattini, “sappiamo che sono proprio le piante a produrre, allo stesso scopo, i pigmenti capaci di ridurre l’attacco ossidativo degli agenti sull’uomo”. (Fonte: Almanacco della Scienza – CNR)

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR

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