E’ l’uomo la prima causa prima dei disastri naturali

Con il sopraggiungere dell’autunno, l’arrivo delle prime piogge è sempre stato considerato una salvezza per i terreni assetati e i torrenti prosciugati. Tuttavia ora con l’estesa urbanizzazione, l’impermeabilizzazione e il consumo di suolo, questi eventi atmosferici rischiano di diventare un pericolo.

Per capire il perché, abbiamo chiesto chiarimenti a Maurizio Polemio, dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr, che di recente ha pubblicato i risultati di uno studio, che fonde l’analisi spaziale con quella temporale e in cui si confronta il trend degli eventi catastrofici idrogeologici con le modificazioni climatiche e l’antropizzazione, con particolare riferimento alla Calabria e alla Puglia. “Sono stati utilizzati dati raccolti a partire dal XIX secolo fino ai giorni nostri, considerando il numero di frane e di piene catastrofiche, la piovosità di diversa durata, la temperatura atmosferica, il numero di giorni piovosi e le modificazioni dell’uso del suolo, soprattutto l’estensione delle aree disboscate e urbanizzate”, spiega Polemio.

L’analisi e l’incrocio di tutti questi elementi ha fornito varie informazioni. “L’andamento degli eventi catastrofici risulta crescente, così come il trend della temperatura, al contrario i parametri pluviometri mostrano generalmente una tendenza alla diminuzione della piovosità”, prosegue il ricercatore dell’Irpi-Cnr. “Questo suggerisce che il cambiamento climatico non può essere la causa dell’aumento tendenziale degli eventi di dissesto idrogeologico nei territori studiati”.

Ma allora che cosa favorisce gli eventi catastrofici? “Le analisi svolte nelle due regioni mettono in luce il ruolo significativo delle modificazioni della popolazione e dell’uso del suolo”, risponde lo studioso. “In sostanza gli incrementi delle frane e delle alluvioni si correlano con l’aumento delle aree antropizzate. Lo studio approfondito delle città di Bari, di cui si sono analizzati i dati dal XVI secolo, e di Reggio Calabria, osservata dal XVII secolo, ha evidenziato come le fasi di alternanza delle calamità idrogeologiche siano sincrone con le principali fasi di crescita della popolazione e della conseguente urbanizzazione”.

Indicazioni importanti per agire prima e non a posteriori su queste catastrofi. “Tutte le esperienze di studio e ricerca dimostrano l’utilità di avere un quadro più chiaro e preciso delle caratteristiche spaziali e temporali dei fattori che determinano le calamità idrogeologiche, in modo da ottenere un supporto per un uso ottimale del territorio e per la pianificazione degli interventi”, conclude Polemio.

(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR

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