Tra gli insetti infuria la battaglia dei sessi

Uno studio su alcuni insetti conosciuti con il nome di water striders (grilli acquatici, animali simili a coleotteri con lunghe zampe che camminano sull’acqua) ha dato come risultato quello che i ricercatori definiscono la prima testimonianza di una “corsa alle armi” anatomica tra i sessi. In altre parole, sono stati notati dei mutamenti evolutivi atti a rendere più facile l’accoppiamento per i maschi, evitare un accoppiamento non necessario per le femmine.

Gli scienziati hanno a lungo teorizzato che una competizione simile tra i sessi abbia avuto luogo in diverse specie, ma è sempre stato difficile provarlo perché tali cambiamenti hanno luogo in periodi di tempo lunghissimi. I ricercatori hanno studiato 15 specie di insetti acquatici ed hanno scoperto che in alcune di esse uno dei due sessi si era evoluto in modo tale da avere la meglio sull’altro, almeno temporaneamente.

In alcune specie, come ad esempio, i “water striders”, i maschi hanno sviluppato un addome più piatto e genitali più lunghi in modo da avere più probabilità di sopraffare le femmine più resistenti. In altre specie, invece, le femmine hanno sviluppato forme corporee più adatte a respingere i corteggiatori più insistenti. Più le femmine opponevano resistenza, più i maschi erano tenaci ed ostinati, e così via, fino a crearsi una vera e propria spirale evolutiva. Lo studio è opera di Locke Rowe e di Goeran Arnqvist dell’Università di Uppsala in Svezia. I due ricercatori hanno studiato molte specie di insetti acquatici del Nord America e dell’Europa, esaminando attentamente i loro riti di accoppiamento.

“L’accoppiamento è un affare a rischio per molte specie, ma di solito sono i maschi a guadagnarci. Le femmine possono immagazzinare lo sperma, senza contare che una quantità enorme di uova può essere fertilizzata con un unico accoppiamento, quindi la femmina non ha bisogno di perdere tempo con altri incontri amorosi. Senza contare che l’accoppiamento dei water striders ha luogo in acqua e mette e le femmine in condizioni di vulnerabilità di fronte ai predatori.” I risultati rinforzano la teoria del conflitto tra i sessi come spinta evolutiva, già teorizzata da tempo e dimostrano gli effetti della selezione naturale sul lungo periodo.

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