La comunicazione comincia imitando

Uno studio dimostra che la capacità di riconoscere e ripetere i gesti e le espressioni, ampiamente studiata nell’uomo, è presente anche nelle scimmie. La ricerca, condotta dall’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (Istc) del Cnr di Roma e dall’Università di Parma, è stata pubblicata sulla rivista americana PLoS Biology.

Un team internazionale, coordinato da Elisabetta Visalberghi dell’Istc-Cnr e Pier Francesco Ferrari del dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale dell’Università di Parma, ha dimostrato che anche le scimmie appena nate, proprio come i nostri neonati, sono in grado di ripetere alcuni gesti facciali mostrati loro dallo sperimentatore, come il protrudere la lingua o aprire la bocca. E hanno capito anche perchè. “Lo fanno per cominciare a comunicare con il mondo, soprattutto con la mamma”, spiega Elisabetta Visalberghi. “E’ noto, ormai da parecchi anni, che un meccanismo imitativo, molto semplice, è attivo nel bambino già nei primi giorni di vita, anche se questa capacità è presente solo per un breve periodo. A poche ore dalla nascita un’espressione particolare del viso materno, un sorriso, la bocca spalancata, viene imitata dal neonato che è anche in grado di ricordarla, riassociando quell’espressione alla sua mamma. Non sapevamo, invece, se e come si fosse evoluta questa capacità nelle scimmie”. “Eravamo a conoscenza, però, che i macachi adulti”, aggiunge Pier Francesco Ferrari, “possiedono un sistema cerebrale composto da neuroni ‘specchio’ che, come per l’uomo, permettono appunto la riproduzione dei gesti osservati. Quello che ci incuriosiva, era capire se questa capacità di ripetizione di gesti, già parte del repertorio comportamentale, fosse presente anche nei macachi neonati e se dopo un po’ scompariva, proprio come succede ai neonati umani”.

In collaborazione con il National Institute of Child Health (NIH) nel Maryland (Usa), il gruppo di ricerca ha effettuato una serie di test con 21 macachi neonati. “Per due anni consecutivi”, racconta la Visalberghi, “abbiamo aspettato la stagione delle nascite e abbiamo osservato i piccoli fino a quando avevano alcune settimane di vita. I macachini venivano tenuti di fronte al ricercatore mentre questi eseguiva gesti come la protrusione della lingua, l’apertura della bocca, lo sbattere degli occhi, ma anche alcuni gesti comunicativi di carattere affiliativo tipici dei macachi quale il lip smacking, che consiste nell’aprire e chiudere ritmicamente le labbra”. In questo modo i ricercatori hanno potuto constatare che nella prima settimana di vita i piccoli di macaco sono in grado di ripetere almeno due gesti e cioè la protrusione della lingua e il gesto comunicativo di lip smacking. “Questi risultati”, prosegue Ferrari, “suggeriscono l’esistenza, durante lo sviluppo, di una breve finestra temporale durante la quale i piccoli riescono a riprodurre alcuni gesti facciali, rafforzando l’ipotesi della presenza nel loro sistema cerebrale e sin dalla nascita, di un meccanismo come quello dei neuroni ‘specchio’. Lo studio fa supporre anche che questa capacità abbia avuto origine dai nostri antenati scimmieschi, quelli che si separarono evolutivamente dall’uomo circa 25 milioni di anni fa”.

“L’imitazione di gesti affiliativi, quali il lip smacking”, concludono Ferrari e Visalberghi, “può essere importante per il piccolo macaco perché ne facilita le prime relazioni sociali, principalmente con la madre, e l’assimilazione nel gruppo sociale permettendo, in un secondo tempo, di distinguere gli amici dagli sconosciuti”.
I ricercatori sono adesso interessati a capire se le competenze sociali che si rivelano sin dalla nascita, ma che non tutti presentano, possono mostrare qualche informazione in più sul carattere del piccolo una volta raggiunta la maturità sessuale e se queste competenze possono essere predittive di psicopatologie legate alla capacità di interagire all’interno del gruppo sociale.

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