Quando il sesso incide anche nel gusto

Ogni individuo capta il mondo che lo circonda in modo diverso a causa di variabili fisiologiche e genetiche. È possibile che queste differenze siano condizionate anche dal sesso. Le scienze definite ‘sensoriali’ cercano di comprendere le basi di queste percezioni e come gli stimoli che ci arrivano tramite il gusto, l’olfatto, la vista, l’udito e il tatto vengano elaborati dal cervello indirizzandoci verso precise scelte. Intervento di Stefano Predieri e Chiara Medoro dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr.

“Nel quadro dei fenomeni complessi e affascinanti che riguardano la ricerca sui sensi, si sono spesso affrontate le percezioni individuali determinate dal sesso”, premette Chiara Medoro. “Spesso le scelte alimentari tra uomini e donne, per esempio, sono state attribuite a fattori psicologici e a pressioni socioculturali che impongono alle seconde un alimentare meno calorico rispetto a quello maschile”.

Nell’ambito del Progetto Invecchiamento, le ricerche dell’Ibimet hanno riscontrato nelle scelte alimentari delle donne un orientamento verso prodotti più salutari, come frutta e verdura.
“Le differenze percettive che potrebbero portare a queste scelte hanno basi genetiche e fisiologiche. Ad esempio la capacità di percepire il gusto amaro del 6n-propiltiouracile, più comunemente chiamato Prop”, continua la ricercatrice dell’Ibimet-Cnr: “Gli individui che si sono sottoposti all’esame, sono stati definiti supertaster (estremamente sensibili al composto), mediumtaster (mediamente sensibili) e nontasters (non sensibili).
Tra le donne si sono avute molte più supertaster, ossia più sensibili all’amaro, il che le porta ad avvicinarsi ad alimenti più ricchi di zucchero. Sembra che tale capacità sia influenzata da variazioni ormonali, rendendo le donne ancora più sensibili all’amaro durante la gravidanza”.

L’Ibimet sta studiando questi aspetti nell’ambito del progetto Italian-Taste, che interessa oltre 20 tra università e centri di ricerca, e ha finora coinvolto in test sensoriali oltre 1.200 persone, proponendosi in 3 anni di arrivare a 6.000 soggetti.
“Secondo uno studio condotto in Australia, inoltre, le donne identificano meglio l’acido e il salato”, conclude Predieri. “In ricerche focalizzate sulla frutta, rispetto agli uomini, gradiscono maggiormente quella aromatica e zuccherina come pesche e fragole, meno la frutta più acida come l’arancia. Gli uomini al contrario sono più attenti agli aspetti legati alla masticazione.
La ricerca proseguirà nell’indagare come le differenze di genere, percettive, culturali, tecniche, creino la ‘magia dei sapori’, e come queste possano essere collegate a una scelta alimentare e quindi alla salute”.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)

Per saperne di più: Almanacco della scienza – CNR

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