Niente carie con il caffè

Siete degli amanti della tazzina di caffè? Non potete iniziare la giornata senza un caldo ed aromatico espresso?

Ebbene, a patto di non esagerare il numero di tazzine giornaliere, il caffè produce anche alcuni effetti positivi, soprattutto per i nostri denti. Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Pavia, infatti, il caffè sarebbe in grado di prevenire la formazione della carie, grazie a specifiche proprietà antibatteriche. In particolar modo, i grani di caffè torrefatto avrebbero la proprietà di sorvegliare e contenere un microrganismo fortemente implicato nella formazione delle carie dentali, lo Streptococcus mutans. Dunque, una bella tazza di caffè può svolgere un ruolo utile per la salute dei vostri denti. A patto di non esagerare con le bustine di zucchero, però, perché altrimenti i benefici sarebbero del tutto cancellati dalla sostanza nemica dei denti per eccellenza.

Masticare la gomma rende più intelligenti
Uno studio congiunto effettuato dall’University of Northumbria e dal Cognitive Research Unit di Reading, in Inghilterra, ha scoperto che le gomme da masticare avrebbero effetti positivi sul pensiero, la memoria e su altri processi cognitivi in genere. Soprattutto la memoria, secondo gli scienziati, risulterebbe particolarmente potenziata dall’atto di masticare le gomme: le persone sono in grado di ricordare un maggior numero di parole ed ottengono risultati migliori in tutte le attività che coinvolgono la memoria. La marca ed il gusto della gomma non fanno alcuna differenza, in quanto la chiave risiede nel reiterato movimento di masticazione, che innalzerebbe il numero di battiti cardiaci al minuto, provocando un afflusso maggiore di insulina al cervello. Gli esperimenti effettuati hanno visto coinvolte 75 persone divise in tre gruppi composti da masticatori reali, masticatori immaginari (persone che fingevano di masticare il chewing-gum) e non-masticatori. Prima di effettuare un test della durata di 25 minuti, i primi due gruppi hanno trascorso tre minuti a masticare la loro gomma, reale o immaginaria che fosse. Il test era costituito prevalentemente da domande in grado di attivare la memoria a breve termine, come richiamare alla mente parole ed immagini, o la capacità di ricordare numeri di telefono. I risultati hanno fornito indicazioni molto chiare: coloro che hanno masticato realmente la gomma hanno visto aumentare la loro frequenza cardiaca di tre battiti al minuto in più rispetto a chi non ha masticato gomma, e di 1,5 battiti rispetto a chi ha finto di masticare. Secondo gli esperti, il lieve aumento della frequenza cardiaca, indotto dal chewing-gum, provocherebbe un maggiore afflusso di ossigeno e di glucosio al cervello, in modo tale da migliorare le funzioni cognitive in genere.

Mammografia: è utile oppure no?
Recenti controversie sono sorte nel mondo medico sull’effettiva utilità della mammografia nel prevenire e rilevare il tumore al seno. Uno studio pubblicato nei giorni scorsi afferma che la mammografia può fare ben poco per diminuire i rischio di mortalità nelle donne. Il dibattito è nato dallo studio di due ricercatori danesi, che hanno raccolto dati di precedenti studi che avevano posto le basi per le linee – guida attuali in materia di controllo e prevenzione, riesaminandole con spirito particolarmente critico. Le loro conclusioni affermano che questi studi in realtà non forniscono alcuna evidenza plausibile che la rilevazione precoce del tumore al seno con la mammografia provochi una riduzione della mortalità. Un altro team di studiosi svedesi ha invece replicato a queste conclusioni con un altro studio, nel quale affermano che i benefici della mammografia sono evidenti, seppur maggiori per le donne oltre i 55 anni di età, per le quali vi sarebbero effettivamente minori rischi di mortalità. Negli Stati Uniti le donne sin dal compimento di 40 anni di età sono chiamate ad effettuare un controllo annuale o biennale, ed i risultati in termini di prevenzione sono definiti “reali ma modesti”. I dibattiti e le controversie hanno insomma assunto un carattere internazionale e vedono coinvolta l’intera comunità medico-scientifica. Forse, però, sarebbe auspicabile che l’attenzione degli studiosi si volgesse maggiormente in altre direzioni, focalizzandosi su questioni inerenti il miglioramento delle cure per sconfiggere questa grave forma di tumore.

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