Ritorna l’ora solare: una questione di ritmo

Come ogni anno, alle tre di notte dell’ultima domenica di ottobre, l’ora legale lascia il posto all’ora solare. La variazione avviene in Italia dal 1965 ed è uniformata in tutta l’Unione Europea dal 1996, sebbene il primo a suggerirla sia stato, quasi due secoli fa, Benjamin Franklin, inventore, scienziato e tra i padri fondatori degli Stati Uniti.

Lo scopo dell’ora legale è quello di produrre un risparmio energetico grazie al maggior sfruttamento delle ore di luce e alla conseguente riduzione del consumo dovuto all’illuminazione elettrica. L’Italia, secondo quanto calcolato da Terna, dal 2004 al 2007, ha risparmiato complessivamente oltre 2,5 miliardi di kilowattora.
Se questi vantaggi sono indiscutibili, lo spostamento delle lancette, sia in avanti sia indietro, non è privo di effetti ‘collaterali’.

“Con l’inizio e la fine del periodo di adozione dell’ora legale si ha una ‘perturbazione’ dei tempi che scandiscono la vita quotidiana e quindi dei ritmi circadiani”, spiega Fabrizio De Carli dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr di Genova, “che regolano importanti attività fisiologiche, prima tra tutte il ciclo sonno-veglia, ma anche la temperatura corporea, la frequenza cardiaca, l’attività metabolica e la secrezione ormonale. Tutte attività che, sincronizzandosi con riferimenti esterni, tra i quali il ritmo luce-buio, seguono spontaneamente un ciclo di circa 24 ore, circadiano appunto”.

“Bisogna sottolineare però”, aggiunge Alberto Primavera, responsabile del centro di Medicina del sonno presso l’Azienda ospedaliera-universitaria San Martino di Genova e ricercatore associato all’Ibfm-Cnr, “che, rispetto alle reazioni fisiologiche determinate dal cambiamento di orario, si riscontra una forte variabilità interindividuale. Per quanto riguarda i ritmi sonno-veglia si possono distinguere persone mattutine, portate a un risveglio precoce e a una più intensa attività nelle prime ore del giorno, e persone serotine, propense a un risveglio tardivo e a una maggiore vigilanza durante il tardo pomeriggio-sera. A risentire maggiormente del passaggio autunnale all’ora solare sono soprattutto i primi, che possono manifestare una minor efficienza e un’accresciuta frammentazione del sonno”.

“Fortunatamente, poiché i ritmi circadiani nell’uomo tendono naturalmente a prolungarsi oltre le 24 ore, lo spostamento delle lancette in avanti, piuttosto che indietro, come accade in primavera, viene ‘metabolizzato’ in tempi molto più rapidi, che non vanno oltre una settimana”, sottolinea De Carli. “Per contrastare i disturbi legati al cambiamento di orari si può cercare di graduarlo, iniziando, a posticipare gli orari di addormentamento e risveglio alcuni giorni prima della data ‘fatidica’”, consiglia Primavera. ” È invece sconsigliabile il ricorso a sonniferi o alcolici per favorire l’addormentamento, in quanto sussiste il rischio di innescare un circolo vizioso con l’abitudine al farmaco e l’ansia di non riuscire ad addormentarsi altrimenti”.
(Fonte: Almanacco della scienza – CNR)
Per saperne di più: Almanacco della Scienza

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