Arteriosclerosi e infarti con l’inquinamento

Le polveri sottili favoriscono l’insorgere di arteriosclerosi e tumori e l’aumento della mortalità. Eppure l’Ue potrebbe alzare i limiti oltre la soglia indicata dall’Oms. Di queste e altre problematiche relative a cambiamenti climatici e composizione dell’atmosfera si parlerà in un convegno a Urbino, dal 23 al 27 luglio 2007.

L’esposizione prolungata all’inquinamento può accelerare l’insorgere dell’arteriosclerosi e dell’infarto. Questo è uno dei risultati che saranno esposti al secondo simposio internazionale Accent “I cambiamenti climatici e la variazione della composizione dell’atmosfera”, organizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche e dal Network Europeo Accent (Atmospheric composition change: the european network of excellence), in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino, che si terrà dal 23 al 27 luglio 2007 a Urbino presso il Palazzo Battiferri. “Ogni aumento di 10 µg/m3 di PM 2.5 (polveri di diametro inferiore a 2.5 micron) comporta un incremento del 24% di incidenza di eventi cardiovascolari collegati all’arteriosclerosi e un incremento del 76% di morte per patologie cardiovascolari”, spiega Francesco Forastiere del Dipartimento di Epidemiologia dell’Azienda sanitaria locale di Roma e presidente del Comitato Ambiente e salute della European Respiratory Society,, che illustrerà tali risultati nell’ambito del convegno. “Questo studio condotto negli Usa e pubblicato sul New England Journal of Medicine è confermato da un esperimento che mostra come ratti esposti all’aria di New York sviluppino arteriosclerosi molto più velocemente, e da altri studi epidemiologici condotti in varie parti del mondo. L’American Cancer Society ha analizzato un campione di circa 500.000 adulti dal 1982 al 1998: ogni aumento di 10 µg/m3 di PM 2.5 è associato ad una maggiore mortalità per tumori del polmone (+6%), malattie cardiovascolari (+9%) e respiratorie (+14%). Uno studio effettuato a Los Angeles riporta un aumento del 17% della mortalità per ogni incremento di 10 µg/m3 di PM 2.5. Studi europei confermano questi dati”.

“Il secondo simposio internazionale Accent, che ospita i massimi esperti mondiali in materia, è proprio dedicato alle cause dei mutamenti nella composizione dell’atmosfera e alla comprensione del loro impatto su clima, qualità dell’aria, ecosistemi e salute umana, al fine di promuovere una comune strategia europea”, spiega Sandro Fuzzi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr) di Bologna, e coordinatore del network Accent, istituito dalla Commissione Europea allo scopo di rafforzare l’eccellenza della ricerca nel settore ambientale e ridurre la frammentazione tra i progetti nazionali. Il convegno prevede un programma di dibattiti scientifici e incontri serali divulgativi sulle problematiche trattate e sui risultati delle ricerche e verrà introdotto da Vilberto Stocchi, pro-rettore alla ricerca dell’Università di Urbino, Giuseppe Cavarretta, direttore del Dipartimento Terra e ambiente del Cnr, Franco Prodi, direttore dell’Isac-Cnr, Elizabeth Lipiatou, capo dell’Unità clima e ambiente della Commissione europea.
Ma cosa prevedono le norme sull’inquinamento? “Per PM 2.5 e PM 10 è stata indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità un valore guida rispettivamente di 10 e 20 µg/m3. Per dare un’idea, le grandi città italiane hanno valori intorno ai 40-45 µg/m3 per il PM 2.5 e 225-230 per il PM 10”, conclude Forastiere. “Il paradosso è che a fronte delle raccomandazioni dell’Oms verrà votata a breve dal Parlamento europeo la proposta di una nuova legislazione volta a portare il limite per PM 2.5 a una concentrazione di 25 µg/m3 e per PM 10 a 40 µg/m3. Valori decisamente troppo elevati: secondo la European Respiratory Society, l’approvazione di questa nuova direttiva europea costituisce un grave passo indietro nella politica ambientale della Ue”.
Per saperne di più: Accent

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