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Analisi grafologiche - Il lavoro ideale

di Annarosa Pacini

Immagine "Sono una ragazza di ventinove anni, laureata in lettere Moderne, con indirizzo storico-artistico all’Università degli Studi di Milano. Il mio problema riguarda il lavoro. Non ho ancora trovato un’occupazione definitiva, ma, soprattutto, non ho ancora le idee molto chiare su che cosa mi piacerebbe veramente fare. So che non è facile, al giorno d’oggi, svolgere un’attività che piaccia, tuttavia vorrei cercare ugualmente di capire quali siano veramente le mie predisposizioni e le mie attitudini, per questo motivo mi sono rivolta a voi. Ho lavorato per parecchi mesi come operatrice telefonica in una società di indagini di mercato, ho avuto una brevissima esperienza in un’agenzia di viaggi e infine, ho insegnato italiano, storia e geografia in una scuola media, per cinque settimane. Quest’ultima esperienza è stata molto interessante anche se parecchio impegnativa psicologicamente. Spero che mi possiate aiutare, facendomi capire verso quale settore indirizzare le mie energie. Ho una predisposizione per le materie umanistiche e mi sembra di avere una buona capacità di osservazione, ma sono anche tendenzialmente pigra e bisognosa di stimoli". Michaela

Immagine Cara Michaela, il problema che tu poni è assolutamente vero. Non è facile svolgere un’attività lavorativa che piaccia, conciliare la necessità di lavorare comunque, con il desiderio di fare un lavoro capace di darci soddisfazioni. In ogni caso, conoscere le proprie attitudini rappresenta un importante punto di partenza. Vorrei precisare che non sempre le aspirazioni temperamentali corrispondono alle reali predisposizioni intellettive. Ovvero, una persona potrebbe ambire a divenire un grande matematico, ed avere invece le qualità per diventare un grande pittore. Ancora, quella che vi propongo in queste pagine non è un’analisi grafologica completa, come dovrebbe esserlo un’analisi indirizzata all’orientamento professionale come la tua, ma sono soltanto delle indicazioni, dalle quali mi auguro, ognuno possa trarre comunque qualcosa di utile. Ecco quindi alcune caratteristiche che ti riguardano: se prendi un impegno, sai mantenerlo, anche se ti costa fatica. Ti è più facile operare in ambienti tranquilli e non competitivi, che in ambienti in cui la competizione è un elemento importante di chi vi opera. Pur essendo disponibile ad affrontare cose nuove, non ti è affatto facile avere fiducia. Hai sempre qualche dubbio o sulle tue effettive capacità di affrontare un certo impegno, o sul reale motivo per cui tale impegno ti viene affidato. Questo ti porta a disperdere energie che potresti invece dedicare con tranquillità a ciò che svolgi. Sei una persona molto attenta e precisa, per qualcuno anche troppo. Non ti è facile accogliere il punto di vista degli altri, soprattutto di chi vede le cose in modo diverso da te. Magari non lo dai a vedere, sei poco invadente, sembri pigra. Ma la tua non è una pigrizia vera. È la pigrizia di chi preferisce non dar battaglia. Ma ciò non vuol dire che, a modo tuo, non combatta. Le aspirazioni che hai sono oggettivamente realizzabili, anche se, secondo me, non dovresti fare lavori che ti appesantiscano troppo psicologicamente. Questo perché, a livello interiore, ne risenti più di quanto tImmagine u non dia a vedere, ed a lungo a dare questo potrebbe riflettersi sul tuo stato generale. Ti serve quindi un lavoro che ti consenta di esprimere le tue capacità creative, in un ambiente che sappia coinvolgerti e valorizzarti. Credo che, più che il lavoro, dovresti scegliere oculatamente ambiente e colleghi. Ti faccio un esempio: se tu insegnassi in una scuola in cui dovessi confrontarti con colleghi combattivi, con un preside poco disposto al dialogo, o con studenti che mettano in dubbio la tua preparazione, o che, semplicemente, ti facciano sentire in difficoltà, potresti, con il tempo, irrigidirti, siano a trasformarti da una buona insegnanti in un’insegnante incapace di sostenere un dialogo vero e costruttivo con i suoi alunni. Naturalmente, questa è solo una possibile ipotesi, portata per eccesso. Il consiglio che posso darti è decidere cosa davvero è importante per te, e non per gli altri – famiglia, amici, partner –. Io penso che se tu vivessi una soddisfacente vita affettiva, riuscendo a sentirti libera nei confronti di ciò che ti lega al passato, sapresti trarre il meglio e dare il meglio di te in ogni ambito professionale. Ottima moglie e madre, saresti un’ottima insegnante, ma anche un’ottima consulente, o titolare di una libreria. Se non ti sentirai pienamente realizzata sul fronte degli affetti personali, non sarai mai pienamente soddisfatta del tuo lavoro, di qualunque lavoro si tratti.


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