Immagine Grafologia

a cura di Annarosa Pacini

La scrittura ci rivela

Immagine “Non scrivo in corsivo, perché non mi piace per niente la mia calligrafia, temo il giudizio del tipo ‘oddio cosa penseranno della mia scrittura’, scrittura che peraltro risulta incomprensibile ai più. Mi piaccio molto invece quando scrivo in uno stampatello originalissimo e molto personalizzato, per quanto qualcuno trovi incomprensibile anche quello. Una conoscente psicoterapeuta ha azzardato: ‘E se tu fossi poco interessato a farti comprendere dagli altri? E se la tua scrittura fosse una maschera?’
. Vorrei sottolineare che il timore del giudizio altrui riguarda solo la calligrafia in corsivo e non quello che scrivo (sono sempre stato bravino a scrivere, abituato a leggere molto e a scrivere altrettanto). Una collega l'altro giorno ha ironizzato non sulla mia calligrafia, ma sul mio linguaggio forbito, insinuando che secondo lei mi piaccio a tal punto per come mi esprimo che ‘mi leggo e mi rileggo’. In qualche modo l'osservazione mi ha colpito perché mi sono sentito quasi smascherato, come se la frecciatina della collega avesse colpito nel segno.
E allora ho fatto una riflessione sull'importanza che ha l'estetica nella mia vita. Dopo la stoccatina della collega (l'accusa seppure bonaria di narcisismo) mi è venuto in mente il profiletto psicologico che mi aveva fatto un grafologo qualche anno fa (tra le altre cose aveva detto ‘grande bisogno di considerazione da parte degli altri’) e mi sono chiesto: è un neo curare molto l' ‘estetica della comunicazione? La calligrafia come il linguaggio non sono un medium importante per relazionarci agli altri? Qualche idea?”


Ti rispondo prima da un punto di vista solo grafologico. Le caratteristiche legate all'estetica della scrittura sono molte: si va dalla totale trascuratezza ad una totale artificiosità. Dietro ogni segno c'è un significato. Il singolo significato, di per sé, non è sufficiente per tracciare un profilo.
Lo stampatello, solitamente, viene utilizzato per migliorare la propria scrittura, se incomprensibile. Nel tuo caso, ha invece una funzione diversa, che sembra più rivolta a te stesso, che non a chi ti legge. La forma della scrittura è ciò che interessa al grafologo, sebbene, in un'ottica di counseling, anche il contenuto non deve essere trascurato, ma non è rilevante per il risultato dell'analisi grafologica. Per 'forma della scrittura' non si intende da un punto di vista 'calligrafico'. Infatti, da un punto di vista grafologico, la bella scrittura non esiste (in senso estetico). Anzi, a volte le scritture meno leggibili, più variabili, più personalizzate, sono rivelatrici di personalità ricche e positive. Infine, il bisogno di considerazione da parte dell'altro non deriva dal tuo stampatello personalizzato, a meno che per considerazione non si intenda desiderio di attrarre, di incuriosire, che è un concetto diverso. Chi vuole essere considerato, di solito, cerca di adeguarsi al contesto, di esprimersi nel modo più adatto all'altro, non sceglie la strada della differenziazione (naturalmente, sempre da un punto di vista moooolto generale, nello specifico ogni situazione è molto diversa da qualsiasi altra).
Ora, ti rispondo da un punto di vista psicopedagogico, come counselor. La calligrafia, come il linguaggio, sono dei mezzi per relazionarci con gli altri. E' chiaro, che ci sono molti modi di comunicare: io posso usare il linguaggio che preferisco, la scrittura che preferisco, senza pormi dal punto di vista dell'altro. Io posso talmente essere influenzato dal punto di vista dell'altro da perdere di vista le mie esigenze.
Tra i due estremi, c'è quella che io definisco la 'buona comunicazione': coerente con quella che è la nostra identità comunicativa, empatica, attenta, flessibile, capace di adeguarsi, mantenendo, appunto, la propria identità. Da questa angolazione, la ricerca di un modello di scrittura che ci piace, ma che non migliora la leggibilità della nostra scrittura parte da un punto di vista in cui l'altro non è alla pari nel gioco della comunicazione. Tu non scrivi in corsivo perché ti preoccupi del fatto che la tua grafia non sia comprensibile (non calligrafia, dal gr. kalligraphía, comp. di kállos 'bellezza' e -graphía '-grafia') e vuoi migliorare la tua comunicazione con l'altro, seppure anche solo in modo funzionale, ma perché non ti piace la tua grafia (quindi, alcune cose di te stesso, perché pensi che si debba essere in un modo anziché in un altro; perché nel momento in cui costruivi la tua identità hai vissuto delle esperienze che ti hanno indotto a pensarlo, per mille altri motivi che non posso analizzare in questa sede) ma te ne piace un'altra in cui scegli un modello che appaga il tuo bisogno di comunicare, ma resta comunque non comprensibile per gli altri. L'importanza dell'estetica o il narcisismo potrebbero non entrarci. Può esserci timore, diffidenza, senso di superiorità, desiderio di amore e approvazione non appagati. Torno all'assunto relativo alla grafologia: a questo punto, dal generale, si entra nel particolare, e le risposte "vere" vengono solo dallo studio della grafia e della persona. Spero comunque di non averti annoiato, e di esserti stata utile.
(Tratto dal Forum di Encanta.it

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